Il tribunale di Roma ha sollevato la questione di costituzionalità sul divieto per le coppie fertili di accedere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, anche se portatrici di malattie trasmissibili geneticamente. L'ordinanza evidenzia che i diritti della coppia ad «avere un figlio sano» e di autodeterminazione nelle scelte procreative sono «inviolabili» e «costituzionalmente tutelati». La legge 140, quindi, torna davanti alla Consulta. Al Tribunale civile si era rivolta una donna, portatrice sana di distrofia muscolare Becker e suo marito, che si erano visti negare dal Centro per la tutela della Salute della donna e del bambino «Sant'Anna» sia l'accesso alla procreazione assistita sia la diagnosi preimpianto, sulla base del presupposto che il divieto non è stato cancellato dalla legge 40. I giudici, quindi, hanno rinviato il problema alla Corte Costituzionale.
In passato era stata la Corte di Strasburgo a esprimersi al riguardo, condannando l'Italia per violazione di due norme della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo. E aveva sottolineato l'«incoerenza» del nostro sistema che permette l'aborto ma vieta in caso di malattia geneticamente di ricorrere alla diagnosi preimpianto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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