
L'Anpi parte all'attacco del governo per lo sgombero del Leoncavallo che viene descritto come "un atto di forza del ministero dell'interno". Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale dell'Anpi, insieme a Primo Minelli che guida la sezione milanese, ha tuonato contro il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rea di aver dichiarato che 'in uno stato di diritto non possono esservi aree sottratte alla legalità'.
Pagliarulo e Minelli ricordano: che "dal 2003 è occupato a Roma da CasaPound uno stabile di proprietà del Comune, adibito a sede centrale dall'associazione neofascista, e il ministro Piantedosi non ha mai mosso un dito". I due esponenti dell'Anpi hanno detto che quanto avvenuto a Milano conferma "la natura autoritaria e faziosa delle scelte di questo governo" e, dopo aver auspicato che venga presto trovata "una soluzione alternativa", hanno ricordato che "l'Anpi di Milano ha già fatto una donazione per la raccolta fondi promossa dalle mamme antifasciste del Leoncavallo, e ha invitato le sezioni a contribuire". Pagliarulo, poi, intervistato da LaPresse, ribadisce il suo pensiero: "Nei primi mesi del 2023 mi incontrai con Piantedosi chiedendo lo sgombero di Casapound. Il ministro dell'Interno disse che lo sgombero era in elenco in base a un criterio di priorità. Io cercai di capire quali fossero i criteri in base a cui si definivano le priorità, ma non ne venne fuori nulla". E ancora: "Quello che è interessante è che a distanza oramai di oltre due anni e mezzo da quell'incontro – ed è un fatto abbastanza paradossale – succede che si sgombera un centro sociale del tutto pacifico come è il Leoncavallo - che è diventato una sorta di istituzione culturale cittadina - e non si dice una parola rispetto al luogo occupato da Casapound dal 2003". Secondo Pagliarulo esiste "un riflesso pavloviano di tipo autoritario – 'securitariò, come si dice – che si collega a tante cose che stanno succedendo", dice riferendosi al decreto Sicurezza e al fatto che lo scorso giugno alcuni metalmeccanici sono stati denunciati a Bologna durante una manifestazione di protesta. "Ad ogni modo, la lunga esperienza del Leoncavallo non va conclusa ma va continuata. E mi pare di intendere che è possibile che il sindaco di Milano Sala si interessi per una nuova soluzione", ha detto il presidente dell'Anpi. Che poi ha attaccato: "Dal punto di vista nazionale è evidente, secondo me, che si tratta di un ulteriore pezzo di autoritarismo che viene fuori da parte di questo Governo che rappresenta sempre meno cittadini. Quindi c'è da essere preoccupati - ammonisce -, c'è da immaginare una fase di resistenza davanti a questi atti autoritari che stanno caratterizzando oramai da tempo il nostro Paese".
Anche il deputato Emiliano Fossi, segretario Pd della Toscana, ha puntato il dito contro il governo e contro le occupazioni abusive di destra: "Giorgia Meloni esulta e annuncia, con lo sgombero del centro sociale di Leoncavallo a Milano, che non possono esistere zone franche in uno Stato di diritto? Adesso - conclude Fossi - ci aspettiamo quindi una rapida soluzione per gli stabili occupati da Casapound che da decenni tengono in ostaggio il patrimonio pubblico. Il caso di Roma, dove il movimento neofascista rivendica l'illegalità, è vergognoso. Vediamo se la premier sarà per una volta coerente o continuerà a salvaguardare l'estrema destra".
La replica del portavoce di CasaPound Luca Marsella, contattato da LaPresse, è stata netta e decisa: "Prendersela con la nostra occupazione è strumentale, anche perché non abbiamo rapporti con il governo e facciamo una politica antisistema. Non c'è nessuna difesa di Casapound da parte del governo. Anzi". E ancora: "La sinistra è stata al governo per tanti anni e non ci ha mai sgomberati. Chiedere oggi al governo di centrodestra di sgomberare Casapound è solo una strumentalizzazione". In una nota l'ufficio stampa di CasaPound Italia spiega: "Il Leoncavallo era ospitato in un edificio di proprietà privata. CasaPound, al contrario, da oltre vent'anni ha sede in un immobile del demanio dello Stato sottratto al degrado e alla speculazione, nel cuore di Roma, in un quartiere multietnico dove la nostra presenza non ha mai creato alcun problema di ordine pubblico". E aggiunge: "Anzi: in questi anni, CasaPound ha organizzato centinaia di eventi culturali, conferenze, presentazioni e dibattiti, ospitando anche figure e intellettuali lontanissimi dalle nostre posizioni, a dimostrazione che la nostra sede è stata ed è un punto di confronto e di apertura culturale, non di chiusura". Per questo motivo, "il paragone con noi è solo strumentalizzazione". Ma non solo. "A differenza di centinaia di occupazioni rosse e di immigrati presenti a Roma e in tutta Italia, CasaPound è l'unico spazio dove sventola il tricolore, una sproporzione immensa. E mentre la sinistra si esercita in polemiche pretestuose, dimentica che in via Napoleone III venti famiglie italiane in emergenza abitativa hanno trovato una casa, un sostegno e una comunità", prosegue CasaPound. L'ufficio stampa del centro sociale di destra attacca poi la giunta di centrosinistra guidata da Roberto Gualtieri e fa notare che dietro le occupazioni esiste "un business milionario che coinvolge direttamente anche pezzi delle istituzioni" dato che, proprio a Roma, "alcune occupazioni sono state di fatto acquistate con fondi pubblici, perfino con i soldi del PNRR, e poi assegnate direttamente agli occupanti a spese dei contribuenti", come per il caso del Porto Fluviale che è "costato milioni di euro".
"Per questo - conclude la nota - riteniamo che il paragone tra CasaPound e il Leoncavallo non solo sia infondato, ma rappresenti l'ennesimo tentativo maldestro della sinistra di spostare l'attenzione dai propri scandali e dalle proprie responsabilità".