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L'estate dei boss arrestati in spiaggia

La latitanza deve essere dorata, la pelle color cioccolato. Da mostrare con orgoglio pure su Facebook. Se poi in vacanza vanno anche moglie e figli, ancor meglio: il bastone del comando val bene un inchino alla tradizione.
È il solleone il nuovo orizzonte degli uccelli di bosco, signori carichi di guai con la giustizia che ne pensano una più del diavolo per sfuggire ai loro cacciatori, ma poi non rinunciano al volo a pelo d'acqua marina, finendo nella rete dei predatori acquattati tra gli ombrelloni. E sono tanti, mica una specie in via d'estinzione: a sfogliare le cronache dell'estate che oggi si chiude se ne mettono insieme almeno una ventina.
L'ultimo della serie, Massimiliano Sestito, quarantaduenne in odor di 'ndrangheta, lo hanno beccato venerdì, quasi fuori stagione, i falchi della Questura. Se la spassava con un amico a Palinuro. Perché le ferie, chi latita, non le fa da solo. Certo, ci sono ancora i giovanissimi, come il pregiudicato Pasquale Palma, acciuffato in un camping di Baia Domizia, che preferiscono l'avventura in solitaria. Ma la latitanza è trendy soltanto in compagnia.
Le mete più gettonate? Adriatico e Cilento, con una spruzzata di estero. Regole poche e chiare: niente amanti, che destano scandalo e si portano appresso un codazzo di sbirri. Si parte con la famiglia. Lorenzo Arseni, sospettato d'aver ucciso un bodyguard, è stato scovato ad agosto: moglie e figlio se ne andavano per tuffi, lui li aspettava nella casetta con affaccio sulle dune di Torchiarolo, nel leccese. I carabinieri in versione pinne fucili ed occhiali li hanno tampinati per giorni, fino a stanarlo. Più o meno lo stesso copione seguito per l'arresto di Gaetano Tufo, pezzo da novanta del clan napoletano dei Polverino: in ferie con la famiglia, si abbronzava in un lido di Terracina, poco distante da quello nel quale, nel 2012, trovò la morte in un agguato il boss Gaetano Marino.
Scelta poco opportuna? Per certe cose non si va troppo per il sottile. Eppure, i maestri di stile non mancano: Umberto Falanga, big one del clan dei Mazzarella, s'era rifugiato a Cattolica. Uomo d'altri tempi, non voleva venir meno all'usanza di passare il ferragosto coi propri cari. Non potendo muoversi dal suo nascondiglio, s'è fatto raggiungere in Riviera. Tra gli invitati si sono però imbucati i poliziotti, e la festa è sfumata. Ancor peggio è andata a Roberto Andriulo, ricercato per rapina e beccato a Falconara mentre stappava lo champagne per il suo compleanno: le candeline le ha spente in cella.
Insomma, hai voglia a cercare di tenere tutto nascosto: qualcosa, prima o poi, viene a galla. Magari su Facebook. Giovanni Costa, condannato per bancarotta, lo hanno preso a Santo Domingo: le foto postate dall'isola sono state briciole per i Pollicino della Polizia. Il più prudente Michele Di Nardo, reggente del clan Mallardo, aveva gettato nella spazzatura telefonini e carte di credito. Inutile: «Finalmente in vacanza: se me le rovinano, li divoro», ha confidato su Fb la fidanzata. E al cocktail di benvenuto al bar della piazzetta di Palinuro si sono presentati i carabinieri. Non era un bossa, ma un semplice ricercato il mago Serghio, al secolo Stefano Anselmi, catturato in un negozio: indagato per i raggiri orditi ai danni dei suoi clienti, nel 2010 aveva fatto armi e bagagli compiendo la magia più riuscita della sua vita: sparire dalla circolazione. Lo hanno ritrovato a luglio. Vendeva talismani e amuleti ad Ibiza.

Non gli sono bastati a evitare la sfiga cosmica dei latitanti: cedere alla tentazione di una vacanza al mare.

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