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L'eterno sogno del Pd: eliminare le correnti

Renzi: "Eliminerò le correnti". Bersani: "Comincia dalla tua". La solfa si ripete. Già prima della nascita del Pd i democratici assicuravano: "Niente correnti". Ma la storia dice altro

L'eterno sogno del Pd: eliminare le correnti

Più che un'ossessione è un sogno. Un traguardo da raggiungere, sempre sbandierato e mai tagliato. La rottamazione delle correnti, invocata ancora una volta ieri da Matteo Renzi, è l'eterna chimera del Partito Democratico. Che ha sempre dimostrato di volerla combattere a parole, ma di averla sempre mantenuta nei fatti. La caustica risposta di Pier Luigi Bersani al sindaco fiorentino ne è la dimostrazione: "Rottamare le correnti del Pd? Benissimo, sono pronto a collaborare fino in fondo, ma dico anche con grande amicizia e serenità che non ho mai visto una corrente così organica come quella che potremmo chiamare renziana".

Ecco l'ultimo pomo della discordia. Basta parlare di correnti che tra i democratici si alza un polverone. A dar manforte all'ex segretario ci ha pensato il fedelissimo Stefano Fassina: "Spero che Renzi intenda eliminare non solo le altre correnti, ma anche la corrente di cui lui è a capo, che è una delle più strutturate". Insomma, si è passati dall'intellettuale organico alla corrente organica, strutturata e mai eliminata. Già prima della nascita del Pd, gli esponenti democratici facevano a gara (a parole) a chi si mostrava più duro e intransigente nel combattere la peste correntizia, fatta eccezione per qualche politico lungimirante come Fabio Mussi, leader della Sinistra Ds, che nell'aprile 2007 avvertiva: "Sarà un grumo di correnti assai personalizzate: i mariniani, i fassiniani, i dalemiani...".

Walter Veltroni, nell'ottobre 2007, affermava con vigore: "C'è bisogno di un partito aperto dove convivano diverse culture, senza correnti organizzate". Pochi giorni dopo, Enrico Letta si poneva sulla stessa lunghezza d'onda: "Non sarebbe saggio che il Pd si strutturasse in correnti, le aggregazioni per appartenenza appartengono ad antiche politiche di dinastia". Prodi era cautamente ottimista: "Non esiste un partito senza sfumature o espressioni diverse, nel Pd troveremo una sintesi per non farle diventare correnti organizzate". Anche Pier Luigi Bersani - seguito a ruota da Dario Franceschini - assicurava: "Il Pd non sarà un partito di correnti". Una volta nato il Pd, c'è stato chi - come Rosy Bindi - ha messo in guardia dal costituire una corrente dei cattolici e chi - come Massimo D'Alema - invitava tutti all'obiettività: "Nel Pd ci sono molte componenti, non è una mia invenzione, è una realtà che già esiste", disse al Tg3 nel maggio 2008. Erano le prime avvisaglie di un traguardo mai raggiunto: l'eliminazione delle correnti, appunto.

Non per nulla, Sergio Chiamparino nell'estate del 2008, sentenziò: "Il Pd ha una crisi di crescita, temo che sia soffocato in culla da gruppi, sottogruppi, correnti e sottocorrenti". Fu ancora più velenoso Cesare Damiano nel gennaio 2009: "L'assurdo è che abbiamo le correnti e non abbiamo il partito". Per sedare gli animi dovette intervenire, nel maggio dello stesso anno, persino il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro: "Franceschini va sostenuto e va aiutato a mettere ai margini della politica i disonesti e non permettere l'esistenza dei correnti all'interno del partito, anche se ciò purtroppo è avvenuto. Le correnti sono come una peste ed erano presenti dall'inizio del Pd".

Passano gli anni ma la solfa non cambia. Nel 2011 Bersani, parlando davanti a Renzi, ripete il mantra: "Dobbiamo creare una squadra larga di responsabili e farlo senza politicismo o correnti". E lo stesso fanno altri esponenti democratici. Cosa è cambiato? Nulla, se non che le correnti hanno cambiato nome o sono addirittura aumentate. Oggi ci sono i bersaniani, i renziani, i lettiani, i dalemiani, i giovani turchi, i bindiniani, i civatiani, i veltroniani, i franceschiniani, i fioroniani, i puppatiani e persino i Teodem.

Insomma, se davvero Renzi riuscirà a fare quello che in sette anni di vita nessun altro è riuscito a fare, il rischio sarà che, tolte le correnti, non rimarrà nulla di simile a un partito.

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