Letta resiste, Renzi incalza: la lista dei ministri è pronta

Napolitano assicura: "Voto? Non diciamo sciocchezze". Il premier non vuole mollare Palazzo Chigi. Ma Renzi ha già pronta la lista dei ministri: da Delrio a Baricco ecco i nomi caldi

Letta resiste, Renzi incalza: la lista dei ministri è pronta

"Ora si va alla guerra". Nella frase di uno dei più stretti collaboratori di Enrico Letta, pronunciata al telefono da Palazzo Chigi, c’è tutto il senso della strategia che il premier è fermamente motivato a mettere in campo. La resa dei conti iniziata: questa mattina Matteo Renzi si è presentato a Palazzo Chigi per il faccia a faccia finale, forte dell'appoggio di una buona fetta del Pd che chiede a Letta di fare un passo indietro per aprire una nuova stagione politica. Ma il presidente del Consiglio non molla e punta ad andare avanti con la fiducia del parlamento su una nuova squadra e un nuovo programma, del quale annuncia ad horas la presentazione. "Troppo tardi", si mormora in buona parte del Pd. Tanto che Renzi avrebbe già pronta la sua squadra di governo.

Sul futuro del governo, e soprattutto su chi dovrà sedere a Palazzo Chgi, "la parola è al Pd". L’efficace sintesi di quanto sta accadendo nella maggioranza viene da Giorgio Napolitano che in meno di ventiquattr'ore ha consultato i principali contendenti. A questo punto il redde rationem si sposta a via del Nazareno: spetta a Letta e a Renzi chiarirsi. Da Palazzo Chigi fanno sapere che il vertice con Renzi è finito con un "nulla di fatto", mentre da via del Nazareno giurano che l'incontro è stato "positivo". "Quello che devo dire, lo dirò domani in direzione - ha assicurato il sindaco - in streaming, a viso aperto". Il Quirinale guarda alla stabilità del Paese e, avendo ricevuto assicurazioni dal segretario piddì che non si andrà - almeno per ora - a elezioni anticipate, assiste da spettatore in attesa della segreteria dem di domani. Intanto Letta prova il tutto per tutto rilanciando il patto di coalizione nel tentativo (vano) di disincagliare l’esecutivo dalle secche di questa logorante guerriglia tutta interna al Pd. Qualora i democrat dovessero assegnare un mandato forte al segretario per un nuovo esecutivo, andrà "parlamentarizzata" la crisi di governo. Anche tra i renziani, però, c'è chi sottolinea il pericolo di un braccio di ferro in direzione e in parlamento. "Sfiduciare Letta davanti a tutti provocherebbe un danno d’immagine al partito, chiaramente si darebbe l’impressione di una divisione forte", spiega un deputato che non ha condiviso l’accelerazione del sindaco di Firenze.

"La batteria del governo è scarica, dobbiamo decidere se va ricaricata o cambiata - ha spiegato ieri Renzi di fronte all’assemblea dei deputati piddì - se avessimo uno smartphone è come se avessimo consumato il 19% della batteria. Ora dobbiamo decidere se ricaricarla oppure cambiarla". Il segretario del Pd ha già un'idea ben precisa sul da farsi. Tanto che, stando alle indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, avrebbe già "compilato" anche la squadra dei ministri da sottoporre al capo dello Stato. Nel nuovo organigramma il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano verrebbe drasticamente ridimensionato: i primi dicasteri a saltare sarebbero il Viminale e le Infrastrutture. L’Interno andrebbe a Graziano Delrio, mentre al ministero dell'Economia potrebbe arrivare l'ad di Luxottica Andrea Guerra, nome che Renzi aveva già fatto a Letta al momento di comporre l'esecutivo lo scorso aprile. Per occupare la poltrona di via XX Settembre scaldano i motori anche Lorenzo Bini Smaghi, di Pier Carlo Padoan e Fabrizio Barca. Ci saranno anche dei politici, naturalmente. Le ipotesi si sprecano. E i nomi volano. Anche se i fedelissimi del sindaco fanno intendere che la squadra sarà ridotta a solo dodici teste per risparmiare "qualche centinaio di euro". Da giorni gira il nome del presidente di Eataly Oscar Farinetti.

Secondo Libero, la fedelissima Maria Elena Boschi occuperebbe le Riforme, mentre la franceschiniana Chiara Braga punterebbe all’Ambiente. E ai Beni culturali c'è chi vedrebbe bene Alessandro Baricco. Tutte ipotesi plausibili. Perché Napolitano va dritto per la sua strada e di elezioni non vuol sentir parlare: "Non diciamo sciocchezze...".

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