L'Eurotower parla di «rischio contagio» per il nostro Paeseil report-0,3%

L'Eurotower parla di «rischio contagio» per il nostro Paeseil report-0,3%

Le imprese italiane rischiano di fare la fine della Grecia. Debiti non onorati, pericolo di un'insolvenza di massa, primo passo verso il crac. L'allarme è serio, tanto più che risuona chiaro e forte nell'ultimo Bollettino mensile della Bce, in cui l'istituto guidato da Mario Draghi esorta tra l'altro Mario Monti a essere pronto ad attivare il fondo salva-Stati Efsf/Esm. Nonostante i livelli raggiunti dallo spread siano giudicati «inaccettabili», l'Eurotower non vede dunque altre soluzioni - se non una richiesta ufficiale di aiuti - per evitare ai Paesi sotto pressione di affondare.
Sull'Italia continua del resto ad aleggiare una cappa di sfiducia. Manovre e riforme strutturali sembrano non aver ancora convinto i grandi investitori. Non lo dice solo la febbre dei differenziali, ma anche la fuga dal debito della Repubblica da parte dei colossi del credito Usa. Come Goldman Sachs, che ha quasi azzerato nel secondo trimestre la propria esposizione verso l'Italia: i 2,5 miliardi di dollari di bond tricolori in portafoglio a fine marzo si sono ridotti ad appena 191 milioni (-92%). Una tabula rasa che fa riflettere il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: «Perchè il governo italiano dà importanti incarichi da advisor a Goldman Sachs, e poi questa centrale di affari ha ceduto tutte le sue partecipazioni azionarie italiane?».
In casa nostra, sta intanto crescendo la diffidenza delle banche verso le imprese. Scrive la Bce: «Al complessivo aumento dell'incertezza ha fatto riscontro un netto deterioramento della valutazione del rischio di credito delle imprese da parte degli operatori». I tassi attesi di insolvenza «sono cresciuti sostanzialmente nel periodo», e «tra i Paesi più grandi dell'area dell'euro, l'incremento è stato particolarmente pronunciato per le imprese italiane». La paura delle banche non è fuori luogo. Secondo la Cgia di Mestre, in maggio le insolvenze in capo alle imprese italiane hanno sfiorato gli 84 miliardi, il 13,8% in più rispetto all'inizio dell'estate 2011, periodo in cui la speculazione finanziaria ha iniziato ad aggredire il nostro Paese. Un incremento percentuale che, tradotto in cifre, vale oltre 10 miliardi. Quanto basta per spaventare qualsiasi banchiere.
Questo fenomeno, preceduto di solito dall'accensione della spia delle cosiddette sofferenze (cioè i crediti di difficile riscossione), ha come effetto collaterale un restringimento del credito. In pratica, le banche allargano sempre meno i cordoni della borsa. È quanto, ormai da mesi, lamentano le imprese. In questo modo le probabilità di un fallimento si amplificano e le banche, a loro volta, rischiano di dover iscrivere a bilancio perdite legate al mancato incasso dei soldi dati in prestito.
Un circolo vizioso peraltro difficile da spezzare in momenti congiunturali così difficili. La Bce non è ottimista: le stime di crescita del Pil dell'euro zona sono state abbassate ulteriormente sia per il 2012 (a -0,3% dal -0,2% della stima precedente), sia per il 2013 (a +0,6% da +1%). Per un rimbalzo più corposo occorrerà aspettare il 2014, quando la crescita dovrebbe essere dell'1,4%. Toccherà tuttavia ai singoli Stati il compito di migliorare le prospettive di crescita. L'istituto di Francoforte ribadisce: noi non abbiamo capacità taumaturgiche. «Occorrono correzioni strutturali - suggerisce invece il Bollettino - nell'ambito delle finanze pubbliche, degli squilibri macroeconomici e della stabilità finanziaria, che competono ai governi nazionali dei Paesi dell'area euro». La mancanza di determinazione nell'affrontare la crisi è alla base, spiega l'Eurotower, dell'estensione del contagio in Italia e Spagna.
Già. I mercati aspettano però che la Bce riprenda ad acquistare bond. Draghi ha promesso interventi, anche se subordinati a una richiesta ufficiale di aiuto. Bisognerà fare in fretta, perché lo spread non aspetta.

«Saremo veloci, e l'impatto sui mercati delle nostre operazioni sarà forte», si sbilancia Christian Noyer, consigliere della Bce. Staremo a vedere.


Il Pil stimato dalla Bce per il nostro Paese nel 2012. Per il 2013 la stima è scesa dall'1 allo 0,6%

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