La "Libertà" sfregiata con un pennarello

Donna si accanisce sul capolavoro di Delacroix lasciando una scritta enigmatica

Il presidente francese Hollande in visita al Museo del Louvre davanti  a «La libertà che guida il popolo», opera di Delacroix considerata il simbolo del Paese
Il presidente francese Hollande in visita al Museo del Louvre davanti a «La libertà che guida il popolo», opera di Delacroix considerata il simbolo del Paese

Le opere d'arte attraggono da sempre un esercito di balordi. Se non sono pazzi come l'australiano che ha martellato per 15 volte la Pietà di Michelangelo, sono cretini come la ventottenne che giovedì sera ha lasciato un suo ricordo nella nuova sede del Louvre a Lens. Poco prima della chiusura del museo, la donna ha sfilato un evidenziatore nero dalla borsa è ha pasticciato, con estrema disinvoltura, la parte inferiore dello storico quadro «La libertà che guida il popolo» di Delacroix. Ma resta un mistero: l'enigmatica sigla «AE911» fatta sulla tela. Sembra che si tratti di un riferimento agli attentati dell'11 settembre.

Alcuni visitatori l'hanno tempestivamente bloccata aiutati da un agente di sorveglianza. Secondo la direzione del Louvre la scritta sembra superficiale e dovrebbe poter essere pulita facilmente. Così, il quadro simbolo della Francia dove la Marianne guida alla rivolta se l'è cavata, per questa volta, con una «ferita poco profonda». Ma poteva andare peggio. Come ci insegna l'interminabile lista di vandalismi. C'è chi è ricorso, contro tele di valore e altri tesori artistici, a bombolette spray, liquidi infiammabili, taglierini e altri svariati strumenti. Il sadismo qui è facile: le opere non protestano, si lasciano deturpare senza fiatare. Se però potesse parlare cosa direbbe la Sirenetta di Copenaghen colorata dai vandali pure di fucsia? E gli antichi indiani? In Utah, infatti, altri cretini hanno grattato via un dipinto rupestre indiano di 200 anni. Il pannello del sedicesimo secolo conosciuto come il Blue Buffalo, era del tutto particolare per via del colore blu usato per la pittura e per la figura di un bufalo in corsa. Ora nessuno potrà più ammirarlo per colpa di umani senza materia grigia in testa. Ma per trovare imbecilli che si divertono a urinare nelle fontanelle antiche appena restaurate si può restare tranquillamente a casa nostra. Dove hanno frantumato senza rimorso pure la tartaruga di roccia di Cala Girgolu. Il simbolo delle bellezze naturali della Sardegna è stata mutilata per ben due volte. Nell'estate di tre anni fa fu decapitata da un turista, poi qualcun altro ha ridotto la «testa», della caratteristica in poltiglia.

Povera arte, deturpata e maltrattata. A volte anche senza cattiveria. L'altro giorno a Firenze se n'è caduto un pezzo di affresco cinquecentesco della Galleria degli Uffizi. Come mai? L'operaio che stava lavorando nel corridoio del piano superiore e ha messo il piede sulla porzione di solaio che, dall'alto, sostiene quel pezzo di affresco. E ha fatto un bel buco.

Beata buona fede. Che accomuna l'operaio italiano alla donna delle pulizie tedesca anch'essa assunta in un museo, quello di Dortmund. Lei ne ha combinata una forse anche più grossa. Si è avvicinata con straccio e secchio ad una scultura dell'artista tedesco Martin Kippenberger, il Warhol tedesco, per intenderci.

L'opera «Se comincia a gocciolare dal soffitto» era volutamente opacizzata ma lei ha pensato che fosse un oggetto da lustrare. E così ha eliminato la patina che ricopriva una bacinella di gomma realizzata dopo mesi di lavoro.

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