Il Lider Maximo punta tutto sul "Rosso"

A inizio novembre Massimo D'Alema presenterà la sua prima creatura enologica: "Sfide"

Il Lider Maximo punta tutto sul "Rosso"

Adesso si fa sul serio. Dopo i primi esperimenti e le prime escursioni nel mondo delle creazioni enologiche, Massimo D'Alema pensa in grande e punta a produrre vini rossi di alta qualità.
La nuova avventura del lider maximo, ora convertitosi a una «second life» da imprenditore agricolo, sta per iniziare. Dopo il lancio nel novembre del 2012 del brut «Nerosè», una bollicina a base di Pinot Nero, a inizio novembre ci sarà il battesimo del cabernet franc dall'evocativo nome «Sfide» realizzato secondo il protocollo WRT, ovvero senza solfiti aggiunti. Qualche mese dopo, invece, probabilmente verso aprile, nascerà il vero vino di punta, un rosso di taglio bordolese, chiamato «NarnOt». E a sovrintendere il tutto sarà un fuoriclasse del settore, l'Oscar dell'enologia Riccardo Cotarella, che dopo avere avviato uno storico sodalizio con la famiglia Moratti per i vini di San Patrignano, ha stabilito da alcuni anni un rapporto di stretta collaborazione con Massimo D'Alema e sua moglie Linda Giuva, docente di archivistica all'università di Siena.
I coniugi D'Alema nel 2008 hanno acquistato un'azienda agricola di 15 ettari in Umbria, tra Narni e Otricoli e l'hanno chiamata «La Madeleine». Il nome non è stato scelto per evocare e celebrare Marcel Proust. La proprietà afferma che è il vecchio nome dell'azienda agricola dove ora ha sede l'azienda e che D'Alema da vecchio lupo di mare non avrebbe voluto cambiare per motivi scaramantici. In realtà qualcuno sostiene si tratti dell'anagramma del suo nome: LA MADELeine. D'Alema e Giuva sono partiti da un impianto sperimentale gestito agronomicamente in collaborazione con l'Università di Perugia. E quattro anni dopo hanno imbottigliato il loro primo vino, il Nerosè, per poi passare a «Sfide», pronto ormai a sbarcare sul mercato (il nome che si dice sia stato scelto per ricordare l'impegno profuso per sviluppare vitigni francesi non autoctoni in quella zona). Un Cabernet Franc, sempre realizzato con l'aiuto del presidente degli enologi italiani, Cotarella.
Raccontano che l'ex presidente del Consiglio sia davvero entusiasta per una avventura per la quale ha anche archiviato e venduto il famoso veliero Icarus, completando la sua «conversione» dal mare alla terra. «Sono arrivato per caso tra Narni e Otricoli nel 2008 e ho deciso di investire in un'azienda agricola iniziando a produrre uno spumante rosé. Presto, probabilmente verso aprile 2014, arriverà un vino rosso che si chiamerà Narnot (in assonanza con Merlot, attraverso una crasi tra Narni e Otricoli ndr) proprio in onore di questi territori bellissimi e conservati splendidamente negli anni» raccontava D'Alema ad agosto, alla festa del Partito Democratico di Taizzano, a Narni. Un annuncio non certo stemperato da formule prudenziali: «Faremo un rosso, anzi un grande rosso».
Questo vino sarà prodotto da vitigni di origine francese (oltre a Pinot nero e Cabernet franc nella tenuta dalemiana si coltivano i vitigni d'origine francese Marselan e Tannat, coltivati solo a titolo sperimentale). D'altra parte la conoscenza enciclopedica dell'ex segretario del Pds dei grandi rossi francesi è nota (mentre per lui il vino bianco non è altro che una semplice «bevanda»). Peraltro una delle migliori annate del XX secolo è proprio il 1949 l'anno della sua nascita e su questa coincidenza D'Alema è solito coniare battute autoironiche. Peraltro, sempre in tema di aneddoti, si vocifera che, a Parigi, in un recente incontro, abbia cercato di persuadere Francois Hollande ad abbandonare lo champagne per il suo metodo classico Nerosè.

Ricevendone, manco a dirlo, un consueto, divertito e campanilistico rifiuto. E tutto ciò nonostante alle elezioni presidenziali la regione dello Champagne non abbia premiato il leader socialista, preferendogli Nicolas Sarkozy.

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