Il mitologico Veltroni by Corrado Guzzanti che in un disperato carnevale di nomi impossibili cercava il nuovo leader dell'Ulivo, tra Topo Gigio («non ce lo danno, ha i diritti Mediaset»), Amedeo Nazzari («era perfetto, ma è morto!»), i Fichi d'India («non possono, pare che fanno Fazio»), si è reincarnato in un segretario pop stile anni '80 che cita robot giapponesi, cartoni animati, Happy Days. «Lasciatevelo dire da Fonzie» scherza Renzi (o appunto «Renzie») che dopo l'apparizione col chiodo da spaccone di Milwaukee ad Amici non si è più tolto di dosso quell'immagine. Lo stand dei giovani Pd alla Festa Democratica di Milano l'aveva accolto con la sigla di Happy Days, e Renzi aveva gradito: «Finalmente ci sono dei giovani che mi prendono per le mele in modo serio...», scherzando col peluche di giaguaro da smacchiare.
Da rottamatore a eroe robot: «Trovo sconcertante che di fronte a Senato gratis, le Regioni a dieta, un taglio di 1 miliardo ai costi della politica, si protesta. Allora chiamate Goldrake, più di così non potevo arrivare» lamenta a Porta a porta. L'immaginario renziano, giovanilistico per definizione, pesca spesso nel mondo dei cartoni animati usciti tra i '70 e gli '80, per sottolineare il salto generazionale tra sé e la vecchia nomenklatura da pensionare, anche ora che la rottamazione è cosa fatta. «A me interessa che il centrosinistra vinca - spiegò ad Agorà -, non è un problema se c'è o no Matteo Renzi, il centrosinistra va bene anche Mazinga, purché vinca». I dieci anni di differenza con Enrico Letta si sentono. La sfida è tra Mazinga-Goldrake e Joe Condor, l'avvoltoio del vecchio sketch della Nutella dentro il Carosello (primi anni '70) sinonimo di chi si fa fregare («E che, c'ho scritto Jo Condor?» diceva alla fine di ogni gag il corvo come a dire non sono mica fesso). Il premier non accetta paragoni («Non sono mica Joe Condor» disse Letta durante la conferenza stampa sulla legge di Stabilità, come a dire non pensate di farmi fesso.
Se Letta non è Jo Condor, Renzi vede come alternativa a sé solo i supereroi dei manga giapponesi. Sarà per questo che quando Beppe Grillo lo ha attaccato dal suo blog lo ha fatto così: «Renzi è un cartone animato»? O sarà per questo che D'Alema, quando si è scagliato contro l'assurdità di un congresso per stabilire nel 2013 il candidato premier del 2015, si chiese: «E se nel frattempo arriva Nembo Kid che facciamo, lo escludiamo dalle primarie?».
Gli altri, i vecchi dirigenti del Pd e quelli del governo, somigliano ai cartoni animati, ma a quelli goffi e pasticcioni della Paperopoli disneyana. Colpa della Stampa che aveva paragonato il Jobs Act di Renzi al Manuale delle giovani marmotte dei nipotini Qui, Quo e Qua. «Che sono disegnati come molto antipatici - scrisse Renzi in una lettera di replica al giornale torinese, presentandosi come un appassionato di fumetti Disney -, ma qualche problema lo risolvono. Zio Paperino è più simpatico ma non ne azzecca una (chi è lo zio, Letta? ndr). E soprattutto l'attuale classe dirigente assomiglia molto a Paperoga: dove tocca, sbaglia».
Si può immaginare in un leader-cartoon come Renzi, per giunta americanofilo, che turbamento possa procurare una puntata dei Simpson, il cartone sulla famigliola media americana inventato da Matt Groening, dove si prende l'Italia a modello negativo. «È drammatico che in una puntata dei Simpson si dica che questa scuola è più corrotta del Parlamento italiano» - disse Renzi in un incontro a chiusura della sua campagna per le segreterie, mostrando un video tratto dalla serie. Perciò: «Voglio rottamare i Simpson, e non c'è niente da ridere, c'è da piangere». La galassia del renzismo affonda lì, i riferimenti culturali sono più pop che classici.
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