Internet diventa il braccio armato della burocrazia

Un lettore scrive a Feltri sul pagamento on line del bollo auto. La replica: anche usando il pc una giungla di cavilli

Internet diventa il braccio armato della burocrazia

Carissimo Vittorio Feltri, la seguo praticamente da sempre. Le segnalo però di non essere in accordo con quanto da lei scritto in due diversi articoli su due diversi argomenti:
1) lei ha polemizzato sulle difficoltà avute nel pagamento del bollo auto in ritardo quindi con mora. Non nego che le peripezie da lei raccontate siano sgradevoli e non degne di un paese civile ma le segnalo che a fronte di analoga situazione in cui mi sono ritrovato per mancato pagamento bollo auto da parte di mia suocera (quindi in ritardo pure lei...) sono andato sul sito Aci, cliccando sulla regione Lombardia e citando anno di riferimento e numero di targa, in 30 secondi è uscito l'importo, ho indicato e-mail e carta di credito e in mezz'ora ho ricevuto copia del pagamento e fattura!
La mia esperienza è quindi stata sorprendentemente positiva...
2) l'articolo polemico nei confronti di Saccomanni contiene tante verità sui tecnici in generale e sull'attuale ministro dell'Economia ma su un passaggio mi pare che il suo ragionamento scricchioli un po'... I tecnici non sono stati eletti e quindi non sono stati scelti e votati dagli italiani...
Onestamente anche i parlamentari grazie alle ultime leggi elettorali sono scelti dagli apparati di partiti (quanto i tecnici in fondo...) e non dagli italiani.
Le preferenze non esistono da una vita...
Con la stima di sempre

Vailate (Cr)
***
Caro Antonelli, rispondo volentieri alla sua lettera, anche perché interpreta il pensiero di altri lettori che gentilmente mi hanno segnalato la possibilità di pagare il bollo (ex tassa di circolazione) attraverso internet. Mezzo, questo, molto diffuso, ma non ancora alla portata di tutti. È il motivo per cui ho sollevato la questione: la necessità di semplificare le operazioni burocratiche e di rendere la vita più facile ai cittadini non dovrebbe sfuggire a chi fissa le regole, cioè la pubblica amministrazione. Nell'articolo al quale lei si riferisce nella sua prima osservazione, avevo ricordato che ormai i tributi si pagano in banca, tutti, dall'Irpef all'Irap, tranne il bollo dell'auto.
Che senso ha questa esclusione? Che senso ha obbligare la gente - compresa quella che ha in odio il computer o non lo sa usare - provvista di conto corrente a improvvisarsi telematica? Poniamo pure che da domani mattina 60 milioni di italiani siano in grado di smanettare sulla tastiera del personal o del tablet, come farebbero a saldare l'importo del maledetto bollo se tre quarti di essi non sono titolari di carta di credito? Il che significa che la maggioranza dei proprietari di automobile, in ogni caso, per onorare il proprio «debito» con la Regione non ha alternative al tabaccaio autorizzato a riscuotere.
Ciò le sembra normale e intelligente in un Paese che ha costretto perfino i quiescenti ad aprire un conto in banca allo scopo di ricevere l'assegno previdenziale? Mi dica, infine, perché io debba rivolgermi all'Aci, di cui non sono socio, per versare ogni anno il balzello richiestomi solo perché ho una macchina? Non capisco per quale ragione un contribuente venga maltrattato non solo dal fisco, ma anche da chi è incaricato di incassare il suo obolo. Non pretendo la luna nel pozzo. Mi auguro però che venga uniformato il sistema deputato all'esazione degli innumerevoli balzelli inflitti a noi, poveri sudditi.
E veniamo al secondo punto della sua missiva. Lei dice che i parlamentari, data la legge elettorale vigente (il Porcellum), non sono scelti dal popolo bensì dai partiti, poiché non è più possibile esprimere le preferenze, contrariamente a quanto accadeva in passato. Pertanto il mio ragionamento sull'inopportunità di ripiegare sui tecnici per formare il governo scricchiolerebbe. Non è così. Perdoni l'insistenza.
Intanto, mi dica in quali Paesi europei si vota con le preferenze? In nessuno. Le liste sono compilate dai partiti, questo è vero. Ma da chi dovrebbero essere stilate? E chi le stilava vent'anni fa, quando le citate preferenze non erano state abolite dal referendum promosso da Mariotto Segni? Dai partiti, i quali presentavano una rosa di candidati graditi alle segreterie. Candidati che poi si sbranavano per piazzarsi ai primi posti nell'elenco (i più in vista); inoltre, pur di ottenere i suffragi sufficienti a conquistarsi il seggio, non esitavano a ricorrere al «voto di scambio» ovvero: tu dai il voto a me, io ti agevolo per essere assunto dalle Ferrovie.


Ciò specificato, rimane il fatto che deputati e senatori per diventare tali hanno bisogno del nostro consenso, mentre i tecnici sono selezionati dal capo dello Stato con la collaborazione del premier incaricato. C'è una bella differenza. Spero che lei l'abbia colta.
Vittorio Feltri

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