ll "partito dei non eletti" vuole il Monti-bis

Un sondaggio realizzato tra 137 imprenditori e banchieri a Cernobbio non lascia dubbi: l'81 per cento è favorevole a un reincarico al Professore

ll "partito dei non eletti" vuole il Monti-bis

nostro inviato a Cernobbio (Como)

Ora che da dieci mesi il sogno è diventato realtà, con l'insediamento del «paladino» Mario Monti alla Presidenza del Consiglio, il «partito di Cernobbio» vuole raddoppiare e, nell'imminenza della campagna elettorale, ci riprova intonando all'unisono: «Serve un Monti-bis!».
Ma che partito è quello che agli inizi di settembre si riunisce al Workshop Ambrosetti per delineare gli scenari futuri dell'economia e della finanza globali? È il partito che nessun cittadino può votare perché non si presenta alle elezioni anche se è in grado di essere molto influente perché composto da banchieri, economisti, imprenditori e maître-à-penser di varia estrazione. Non fa specie, perciò, che il consueto sondaggio del Sole 24 Ore - Radiocor evidenzi che l'81% dei «cernobbiesi» auspichi un Monti-bis. Su un campione di 137 imprenditori e banchieri (tra i quali il presidente delle Generali Gabriele Galateri, il numero uno di Telecom Franco Bernabé e l'ad di Unicredit Federico Ghizzoni nonché il presidente del gruppo Espresso-Repubblica Carlo De Benedetti) oltre 8 su 10 rivorrebbero il Professore a Palazzo Chigi. Lui, a Bari per inaugurare la Fiera del Levante, s'è schermito: «Inviti simpatici ma irricevibili». Ma si capisce che il premierato-bis non gli dispiacerebbe.
Certo, il seminario che si svolge sulle sponde del Lario (giunto alla 38sima edizione) non è mai stato un laboratorio di alchimie parlamentari, ma negli ultimi anni la crisi ha spostato un po' più in là i temi in discussione. Finendo per diventare nell'edizione del 2011 il vero incubatore del post-berlusconismo, incarnato da quel professore di economia che a Cernobbio non è mai mancato: Mario Monti.
Quello che più ha colpito l'immaginario collettivo dei partecipanti al Workshop 2012 è stato tuttavia l'inusitato endorsement dell'economista «leopardiano» (per il suo pessimismo cosmico) ed editorialista di Repubblica Nouriel Roubini. «Non ci sarà grande alternativa al montismo perché in ogni caso l'Italia dovrà portare avanti le riforme avviate e per tornare a crescere dovrà ricorrere all'aiuto della Bce», ha tagliato corto. Meno sorprendente l'annuncio del capo di Intesa Sanpaolo, Enrico Tomaso Cucchiani, che in tempi non sospetti aveva decantato le virtù dei governi tecnici in un pamphlet. Un Monti-bis? «Non solo lo ritengo fondamentale ma anche estremamente probabile nel senso che eventuali soluzioni alternative potrebbero comportare gravi rischi per il Paese».
Certo, i toni utilizzati dal Chief executive officer della principale banca italiana per numero di filiali e di dipendenti sono un po' drammatici, ma il mondo della finanza è molto preoccupato dagli scenari post-voto. E teme più della peste bubbonica l'avvento di un governo a trazione Bersani-Vendola pronto a varare nuove patrimoniali per abolire la riforma delle pensioni e quella (più blanda) sul lavoro.

Non più rassicurante, spiega un top banker che chiede l'anonimato, sarebbe la vittoria di un centrodestra pronto ad abolire alcune supertasse di Monti magari con qualche copertura «fantasiosa». Ecco perché il Professore è sempre lo Special one per il «partito di Cernobbio». Anche se nessuno l'ha votato.

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