Voleva arrivare terzo, per mettere a tacere le malelingue che dicono che, senza i voti di papà, col cavolo che poteva farcela a diventare deputato regionale a 24 anni appena compiuti. È arrivato secondo, perché a Catania, il feudo elettorale di famiglia, tale Nicola D'Agostino ha preso 13.601 voti, mentre lui ne ha avuti «solo» 9.633. Una consolazione per papà Raffaele, che proprio ieri ha cominciato a fare l'imputato visto che si è aperto il processo per concorso esterno in associazione mafiosa. E un bel regalo anche a se stesso, visto che Toti Lombardo si è regalato una busta paga base da quasi 9mila euro netti al mese, benefit e rimborsi esclusi.
Per un onorevole Lombardo che va, un onorevole Lombardo che arriva, al Parlamento siciliano. Salvatore Federico Michele Giordano detto Toti, secondogenito del governatore uscente, è deputato. Sì, un po' di sconcerto nel partito c'è stato, perché si pensava che l'erede facesse l'en plein e fosse primo degli eletti. Ma comunque tutti contenti, il «pescespada» - così si è auto-ribattezzato ripescando un vecchio mito classico quando i cronisti gli hanno ricordato l'analogia col Trota-Renzo Bossi - ce l'ha fatta. Sarà lui uno dei dieci parlamentari del Mpa con cui il neo governatore Pd-Udc Rosario Crocetta dovrà vedersela per raggiungere quella maggioranza che, sulla carta, non ha.
Ce l'ha fatta, Toti, e si sapeva. C'erano i voti di papà, che, considerato che il pargolo è ancora uno studente (Giurisprudenza, a Roma per schivare le accuse di favoritismi) avrà pur messo mano anche al portafoglio per dare un aiutino economico alla campagna elettorale. E c'era anche una certa intraprendenza del ragazzo, veterano di elezioni (scolastiche) sin dai tempi del liceo, il Cutelli, frequentato all'epoca anche da uno dei figli del candidato Pdl sconfitto, Nello Musumeci. La passione politica è anche Dna. E Toti ce l'ha nel sangue. Mamma non voleva, papà nemmeno. «Ma poi - ha spiegato il neo deputato - nelle famiglie vere l'unità si trova sempre sulle scelte importanti». E la famiglia, infatti, lo ha sostenuto. Via Dna, oltre la politica, papà Raffaele ha contagiato a Toti anche una certa idiosincrasia per i cronisti, specie quelli che osano sottolineargli il suo status di «figlio di»: «In Italia chi non lo fa? - dice, spavaldo - è tutta ipocrisia dei giornalisti».
Difficile che Lombardo junior si lanci in provocazioni rivoluzionarie tipo quella pensata da altri giovani, i 15 grillini eletti, che ieri hanno annunciato che rinunceranno al titolo di onorevole. E forse a Toti non piacerà nemmeno l'altra rivoluzione pensata dai Cinque stelle, una legge per limitare il compenso dei deputati siciliani a 2.500 euro netti al mese. Ma può star tranquillo, il baby-onorevole. L'idea non piace nemmeno a Crocetta, che cita Che Guevara («saremo miti con durezza»), annuncia strage di consulenti («li revoco tutti, subito») consiglia a Bersani di ripetere a livello nazionale l'alleanza con l'Udc, ma, sugli stipendi da dimezzare, sibila: «Duemila e cinquecento euro? E poi li facciamo suicidare, con tutte le spese che hanno sostenuto per la campagna elettorale? Mica gli altri deputati sono come loro, miracolati da Grillo. I grillini pensano di contribuire a approvare le leggi o intendono grillare anche in Parlamento?».
Crocetta, dei sei voti che gli mancano in Aula, non si preoccupa affatto: «Avrò una maggioranza bulgara», assicura. Sulla giunta, però, anticipa che andrà piano: «Essere circondato subito da una cattiva squadra di governo - dice - è peggio che non averne una. Non farò una squadra contro i partiti, ma non eseguirò neppure gli ordini dei partiti».
Unico nome certo, Lucia Borsellino, nominata dirigente regionale da Raffaele Lombardo, braccio destro dell'ex assessore alla Sanità di Lombardo, Massimo Russo. «Niente inciuci», certo, Crocetta lo ribadisce ancora una volta. Ma la saldatura con l'Mpa dell'ex governatore sta già nei fatti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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