Roma La sanità romana è arrivata ad un tragico paradosso: l'emergenza dell'emergenza. Le ambulanze del 118 ieri sono rimaste bloccate perché gli ammalati non potevano liberare la barella. Arrivati al Pronto Soccorso non trovavano un letto libero dove sistemarsi ed erano costretti ad occupare la barella in dotazione all'ambulanza che non poteva ripartire. Un'anziana di 89 anni ha dovuto aspettare oltre 15 ore per ottenere un letto al Policlinico di Tor Vergata. E un'ambulanza bloccata può significare la perdita di una vita. A lanciare l'allarme Livio De Angelis direttore della centrale operativa del 118. «Si rischia il collasso», denuncia De Angelis che ieri alle 12,45 contava 23 ambulanze bloccate su 100. Sono circa 1.500 i soccorsi quotidiani effettuati dal 118 ma la capacità di risposta del servizio, prosegue De Angelis, «è enormemente limitata e potrebbe succedere quello che non dovrebbe mai succedere».
La situazione ieri poi in un paio d'ore si è sbloccata perché i pazienti hanno finalmente trovato un posto letto, come si è affrettata a comunicare il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ma va ricordato che non era la prima volta che accadeva ed è probabile che non sia neppure l'ultima.
Oltretutto quella delle ambulanze non è che la punta dell'iceberg di un disastro che affonda le sue radici in un passato intessuto di scandali e sprechi. La Sanità del Lazio è al collasso e il neocommissario Filippo Palumbo, nominato in sostituzione di Enrico Bondi, non saprà dove mettere le mani visto che in molti ospedali non vengono pagati gli stipendi da mesi e non ci sono fondi per svolgere il lavoro quotidiano. Ma il colpo di grazia al servizio sanitario nazionale è stato inflitto dagli ultimi provvedimenti del governo di Mario Monti. La spending review ha imposto tagli lineari pesantissimi e i sindacati medici, Anaao Assomed in testa, avevano denunciato in dicembre il rischio collasso per la sanità. Con tagli di questa portata sarà impossibile garantire i servizi essenziali, avevano detto. E così è stato. L'emergenza non riguarda certamente soltanto il Lazio. Due giorni fa al San Giovanni Bosco di Napoli sono stati bloccati gli interventi perchè mancavano le garze laparotomiche, indispensabili negli interventi di chirurgia addominale. E quanti ecografi, tac o risonanze magnetiche restano inutilizzate per mancanza di personale? E le liste di attesa crescono. Di fronte alla denuncia del blocco delle ambulanze il ministro della Salute, Renato Balduzzi, si è limitato a chiedere «una relazione urgentissima alla Regione Lazio, sulla situazione del 118 nella Capitale». Una relazione? Ma se la Regione era commissariata per l'appunto da Bondi, responsabile della spending review per il governo di quale relazione ha bisogno il ministro? Da mesi alcuni dei principali ospedali romani lanciano continui sos sull'impossibilità di garantire le cure essenziali. Il Policlinico Umberto I va ristrutturato ed è in attesa di oltre 100 milioni bloccati al ministero. Al San Filippo Neri si rischia la chiusura per i reparti di cardio chirurgia e neurochirurgia.
Il Tribunale per i diritti del Malato ricorda che per l'assegnazione di un posto letto nel Lazio si aspetta anche 4 giorni mentre in Lombardia al massimo l'attesa è 8 ore.
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