Roma - È Grasso che cola. A picco. Travolto dalle polemiche e dalle sue infinite gaffes. Mercoledì sera il colpo di mano: calpesta il parere della maggioranza di palazzo Madama, contraria alla costituzione di parte civile al processo sulla presunta compravendita dei parlamentari, e sentenzia: «Un dovere morale». Al centro del putiferio, Pietro Grasso è costretto a spiegare. O almeno ci prova visto che le sue parole non fanno altro che incendiare ancor di più gli animi. Il presidente del Senato inanella infatti una serie interminabile di gaffes. Prima gaffe: Maurizio Gasparri parla ma Grasso non c'è: «Ha parlato di dovere morale? Il primo dovere morale è venire in Assemblea: prenda l'ascensore, scenda di un piano, e venga a spiegare le sue decisioni. O dobbiamo aspettare che vada da Fazio o dalla Annunziata per sentirlo?». Grasso compare in Aula. Seconda gaffe: Elisabetta Alberti Casellati (Fi) dice che Grasso dovrebbe dimettersi ma il presidente chiacchiera con la vicepresidente Valeria Fedeli del Pd: «Scusi, signor presidente, mi vuole ascoltare?», chiede la Casellati. Ma lui niente, continua a confabulare imperterrito. «Scusi, ma trovo intollerabile che lei non mi ascolti, presidenteee». Terza gaffe. Carlo Giovanardi (Ncd) ricorda perché il governo Prodi cadde ma Grasso lo stoppa. Una, due, tre volte: «Torni a svolgere un intervento conferente all'oggetto e alla discussione!». E Giovanardi lo becca: «Presidente, non siamo in tribunale! Sono io che stabilisco se è afferente o no...».
Quarta gaffe. Scoppia il caos quando parla il grillino Vincenzo Santangelo. E Grasso: «Scusate, ma avete chiesto la mia presenza e adesso sono qui. Se volete ascoltarmi... Sennò continua l'udienza... Ehm... L'Aula...». L'udienza?!? Il senatore Vincenzo D'Anna (Gal) urla: «Lapsus freudiano eh?».
Tutti i senatori azzurri comunicano la propria decisione di non figurare tra coloro che chiedono che si intervenga nel processo a Napoli contro il Cavaliere e poi parla Grasso. Incespica sulle parole, non termina le frasi e, in ogni caso, continua a prender cantonate. Quinta gaffe: «Ci si lamenta che è la prima volta che il Senato si costituisce, ma è mai successo che c'è stato un procedimento in cui ci sono dei senatori, ex senatori, per fortuna, che hanno ammesso...». Per fortuna?!?! Tutti pensano a Berlusconi. Viene giù il Senato: «Vergognaa!! Come per fortuna?!?!». Grasso si accorge dell'abbaglio e corre ai ripari. O almeno ci prova: «Mi faccia finire la frase... Ho inteso parlare del senatore De Gregorio... Ehm... Non intendevo alludere...». I banchi del centrodestra si svuotano. I senatori di Gal e Forza Italia escono dall'Aula e Grasso s'incarta: «È mai stato instaurato un procedimento... Quindi, voglio dire, non c'è stato un intento risarcitorio, un intento... Insomma, volevate sentirmi, ma se poi non mi fate parlare...». Sintetizza bene il leghista Sergio Divina: «Presidente, è andato a cercarsela e ha pestato una merda». E lui: «Beh, porta fortuna!». Sesta gaffe: si spiega in un italiano stentoreo. L'aggravante: a sentire il dibattito ci sono gli studenti dell'Istituto Sant'Orsola di Catania. Testuale: «Non è stata una mancanza di coraggio a non farmi intervenire prima in assemblea, né una fuga del vigliacco anche perché non ho mai avuto queste defaillances» (?). E ancora: sulla decisione «non voleva assolutamente essere qualcosa che voleva mettere in risalto l'immoralità di chi non era d'accordo». Si sente in un angolo, Grasso. E dice: «La costituzione di parte civile si può anche revocare: ci sono gli strumenti, se tutta l'Aula del Senato è d'accordo. Ma io ho preso la mia decisione in totale autonomia. Io ho deciso super partes (?) e vi assicuro che continuerò ad esser super partes». E mentre i senatori del centrodestra studiano una mozione di censura nei confronti di Grasso e ne chiedono la testa, lo stesso si infila a un convegno a palazzo Giustiniani.
Occasione per ribadire il suo pensiero con relativi capitomboli di sintassi: «Sono sereno. Penso di avere fatto il mio dovere, come spesso e sempre ho fatto nella mia vita (spesso o sempre? ndr.), al di sopra della parti». Grande e Grasso imbarazzo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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