L'Ue vuole tassarci e chiama Monti

Il tedesco Martin Schulz: "E' una figura eminente, il Consiglio ha scelto lui". Allo studio una Tobin tax europea. Ma in Italia si è già rivelata un flop

L'ex premier Mario Monti
L'ex premier Mario Monti

Una promozione, un riconoscimento prestigioso per la competenza dimostrata in materia di tasse. Anche un ritorno all'habitat più consono per il professor Monti, non la palude romana (piena di insidiosi alligatori travestiti da agnellini, Casini, Cesa, Mauro...) ma la più rigorosa seppur plumbea Bruxelles, capitale dell'euroburocrazia dove il presidente della Bocconi ha già vissuto (ha anche una casetta di proprietà, lì) e lavorato come Commissario Ue per quasi dieci anni. Una stagione mai dimenticata, da entrambe le parti. «Monti è un altissimo rappresentante della politica europea» sviolina il tedesco Martin Schulz, presidente del Parlamento Ue, nell'annunciare la prossima meritatissima poltrona per l'ex premier italiano. Presidente del «Gruppo di studio di alto livello per le risorse proprie» (direct revenue), ovvero il board europeo che studierà le tasse con cui l'Ue dovrebbe autofinanziarsi, riducendo il peso dei contributi dai bilanci nazionali. «Mario Monti è il candidato del Consiglio alla carica di presidente - ha spiegato Schulz -, Monti è un eminente rappresentante politico, una figura con un'esperienza sia nazionale che europea. La proposta del Parlamento era quella di Dehane, che ora si è ritirato».

Jean-Luc Dehane, ex primo ministro belga, era un altro papabile (il terzo era Trichet, ex presidente della Bce), anche perché autore dell relazione al Parlamento Ue sul tema dell'autofinanziamento di Bruxelles, ovvero delle nuove tasse che l'Europa vuole istituire. Successivamente, spiega Tmnews, la Presidenza di turno lituana della Ue ha avanzato il nome di Monti e Dehaene ha deciso di ritirare la sua candidatura lasciando Monti come unico concorrente. A questo punto, se non verrà proposto un nuovo nome, passerà la nomina dell'ex premier, da sempre stimato a Bruxelles. Presidente del Gruppo di alto livello per le tasse Ue. Nulla osta, per Monti, che ha lasciato la guida di Scelta civica, dopo il «tradimento» dei cattolici, e delegato la professoressa Stefania Giannini, deputata e nuovo segretariuo di Sc. Resterebbe padre nobile del partito, e ovviamente senatore a vita.

L'imposta a cui, già da due anni, si ragiona in Europa è una Tobin tax in versione comunitaria, una tassa sulle transazioni finanziarie. Non è forse un caso che Monti sia stato, da premier, uno dei pionieri della Tobin tax, avendola introdotta in Italia. Un flop, però. Il Prof si aspettava un gettito di 1,1 miliardi di euro, e invece è stato solo di 200 milioni, 900 milioni in meno del previsto. Prelevati, tra l'altro, dagli investitori sani, i risparmiatori che utilizzano fondi azioniari a medio-lungo termine, e non dagli «squali» del trading, e nemmeno dal 90% delle operazioni intermediate dalle banche, graziate dalla Tobin, alias «Monti Tax». Chi l'ha pensata (Monti, e gli ex ministri-economisti Giarda e Grilli), però, gode ancora di intatta stima nell'ambiente. Giarda è stato appena nominato presidente della Bpm, Grilli si appresta a diventare superconsulente di una banca d'affari (si vocifera di Jp Morgan o Goldman Sachs). E Monti, appunto, presidente dell'alto gruppo «Risorse proprie Ue». Sempre che si vinca l'opposizione di Londra ad una Tobin tax europea (la City teme la fuga di capitali). «La Gran Bretagna è pronta a resistere a qualsiasi idea per cui la Commissione Ue possa imporre tasse dirette per aumentare le sue entrate» scrive l'inglese The Guardian.

In teoria, ma solo in teoria, le nuove imposte Ue dovrebbero alleggerire il carico di euro che i Paesi membri trasferiscono ogni anno all'Europa, per costituire il 76 % del Bilancio della Ue. L'Italia paga moltissimo, è terza in Europa dopo Germania e Francia, e riceve meno di quanto dà: nel 2012 abbiamo dato 16 miliardi alla Ue e ricevuto contributi per 9,7. Sei miliardi in meno.

Storture che si potrebbero correggere se la Ue diminuirà i contributi nazionali introducendo, al loro posto, tasse europee dirette. Sempre che non si sommino, invece di sottrarsi, ai finanziamenti nazionali verso Bruxelles. Un lavoro per Mr. Monti.

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