Il Grillo pentito si comporta come certi bambini. I quali, per nascondere la propria marachella, si mettono a pestare i piedi e strepitare. Qui siamo in politica e, più che di marachelle, di svarioni e di miopia si deve parlare. Lo Sciamano pentastellato si rende conto ogni giorno di più che fu un errore rifiutare l'opportunità del cosiddetto «governo del cambiamento» offerto da Bersani subito dopo il voto. Finito in fuori gioco da qualche dì, marginalizzato dal processo di pacificazione che procede nonostante le insidie giudiziarie che minacciano Berlusconi, in calo di consensi come documentano i sondaggi, pur di riconquistare il centro della scena l'ex comico gioca il tutto per tutto. Urlando e sbraitando, rompendo e dividendo: come gli è malinconicamente congeniale.
Dopo la visita a Napolitano e la disponibilità ad un'alleanza con il Pd su cinque punti avanzata dal capogruppo al Senato Nicola Morra, ieri Grillo ha nuovamente dato sfogo alla sua furia distruttiva cannoneggiando contro il «pdmenoelle». «Per gli amici del giaguaro, quelli che dovevano smacchiarlo, le leggi che lo riguardano non si applicano e, se si è costretti a farlo, si cambiano», ha scritto sul blog. La legge che, non riuscendo a far rispettare, adesso parte del Pd vorrebbe cambiare è naturalmente quella, risalente al 1957, sull'ineleggibilità da applicare a Berlusconi. Più realisti di lui che recita da irriducibile oltranzista, alla praticabilità del cavillo ormai credono poco anche i suoi scopritori, Flores d'Arcais, i circoli di Micromega e frange del Fatto quotidiano. Preda della sua stessa rabbia, importa poco a Grillo che sia passato oltre mezzo secolo dal varo di quella norma, che non sia mai stata applicata per alcuno e che il Cavaliere sia stato premier tre volte. Così come gli importa nulla che una decina di milioni di elettori, suppergiù tanti quanto i suoi, lo abbiano votato. Non volendo dichiarare ineleggibile il Cavaliere, il Pd è connivente con lui. Riferendosi al disegno di legge a firma Mucchetti-Zanda che concede un anno di tempo a Berlusconi per optare tra le sue aziende e l'attività politica, lo Sciamano a cinquestelle rispolvera l'Amleto di Shakespeare: «Ineleggibile o incompatibile? Salvare ancora Berlusconi o dopo vent'anni di inciuci dimostrare di essere qualcosa di più di un ectoplasma politico? Questo è il problema per il pdmenoelle», ha gigioneggiato nell'incipit del post. «Se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi dell'opinione pubblica, i sassi e i dardi della propria sepolta coscienza, o buttar fuori dal Parlamento un evasore ineleggibile. Tale dilemma non esiste», ha sentenziato. «Tra Essere e non essere il pdmenoelle ha sempre scelto, in nome di comuni interessi, di Non essere». Strepita, Grillo, in forma di teatro, il campo nel quale, in fin dei conti, riesce ancora meglio. La reazione giusta sarebbe una bella risata.
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