L'ultima scoperta bestiale: Moby Dick parla come noi

"Incastrato" da una registrazione cinque anni dopo la scomparsa: un Beluga imitava la voce di un uomo. E faceva scherzi ai militari

L'ultima scoperta bestiale: Moby Dick parla come noi

Quanto è capitato qualche tempo fa all'acquario marino della Mammal Foundation in San Diego (California) mi ricorda molto quel che capitò a me, anni fa. Dovevo incontrare una signora anziana che abitava in una villetta della periferia cittadina. Parcheggiata l'auto, avanzai verso la casa e vidi che il cancello era socchiuso. Un attimo d'esitazione sul da farsi e mi accolse un incoraggiante «Venga pure avanti». Entrai senza indugio, guardando il balcone dal quale sembrava venire l'invito. Fatti alcuni passi udii ancora la signora dire «venga pure avanti», al che, con il garbo dovuto a una persona anziana, risposi: «Signora io ormai sono sulla porta, ma non la vedo». Non potevo credere ai miei occhi (anzi alle mie orecchie), nel sentire ancora una volta l'invito provenire da un uccello appollaiato sul trespolo di un'alta voliera. Era una Maina (Gracula religiosa) e imitava perfettamente la voce un po' nasale di una signora anziana leggermente raffreddata.

«Chi mi ha detto di andarmene?». Il tuffatore che nuotava ai bordi dell'immenso acquario marino dell'esercito americano guardava torvo i due ricercatori che camminavano sulla terraferma, a loro volta esterrefatti perché nessuno aveva parlato, oltre tutto rivolgendosi in quei termini a un graduato della marina. L'episodio venne archiviato come uno scherzo, ma i nastri dei registratori avevano impresso il «dialogo» e oggi che la tecnologia permette una sofisticata comparazione tra le voci degli animali e quella umana, si sa chi era stato il colpevole della burla. Si chiamava Noc ed era un Beluga, un grande cetaceo bianco (in sostanza una balena) diffuso nei mari artici. Noc era stato pescato nel 1977 sulla costa del Pacifico canadese ed era stato trasportato in un enorme braccio di mare recintato presso San Diego a disposizione della marina che stava studiando le capacità acustiche e vocali dei grandi mammiferi acquatici. Aveva un anno di vita allora ed è morto nel 2007 all'età di trent'anni. I ricercatori si erano accorti che, quando c'era gente, Noc emetteva suoni abbastanza inusuali per la sua specie e sembrava quasi che tentasse di imitare la voce umana. Oggi, grazie al lavoro di Sam Ridgway, possiamo togliere quel «quasi». Il cetaceo bianco non solo tentava ma riusciva spesso a produrre un pattern sonoro con evidenti similitudini alla voce dell'uomo e l'analisi di questi suoni rivela un linguaggio che oggi può essere interpretato. Noc sembrava «tendere un braccio» verso gli uomini che lo avevano catturato, forse chiedendo la libertà.
Per quanto ci siano molti aneddoti sulle balene che vocalizzano come un bambino che grida, questa è in assoluto la prima volta che i ricercatori mettono in chiara evidenza la loro capacità di imitare la voce umana. Il fatto di eccezionale importanza è che l'analisi dei suoni, registrati con microfoni subacquei e la comprensione della fisiologia di queste balene, mette chiaramente in luce che questi mammiferi acquatici modificano il modo di soffiare l'aria attraverso i loro organi, quando vogliono imitare la voce dell'uomo. In altri termini, sono capaci di cambiare linguaggio, per cercare di entrare in contatto con noi.
Così si rinnova, nella realtà, un'antica favola che affascina l'uomo da quando è sulla terra e i bambini d'ogni tempo e luogo. Quella descritta da mille poeti e scrittori, quella desiderata da chiunque abbia sensibilità e affetto per gli animali che lo circondano, in casa o in natura.

Anche se è comune sentire il proprietario di un cane affermare che lui «parla» e il suo beniamino lo capisce perfettamente, tutt'altra faccenda è sentirsi apostrofare, dal profondo dell'acqua mentre si nuota, con un poco elegante ma chiaro «Vuoi andartene?». E sapere che l'invito viene da Moby Dick

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