Si potrebbe chiamarle le larghe intese estive. Nella cornice suggestiva delle montagne trentine. Qui è cresciuta, dal 2005 in poi, la rete di rapporti che ha il suo perno in Enrico Letta. E che passa per la fitta trama di incontri di VeDrò, un concentrato di manifestazioni trasversali agli schieramenti e con una certa attenzione alle ragioni dell'anagrafe. Un modello soft che serve per seminare idee, rapporti, abbozzi di proposte legislative che magari rimarranno in un cassetto o magari no. VeDrò è la versione light, se si vuole azzardare un paragone, di quell'Intergruppo per la sussidiarietà che Enrico Letta e il suo avversario e amico Maurizio Lupi animano a Montecitorio con meeting, riunioni, seminari. Molte delle persone che partecipano a VeDrò si ritrovano poi nel frullatore dell'Intergruppo e questa consuetudine favorisce il superamento degli steccati. Anche se, sia chiaro, le differenze restano tali e le asperità di questa lunga stagione conflittuale non vengono certo cancellate con tre giorni di studio sul filo della vacanza.
E però VeDrò, che pure è un happening appartato, senza grandi titoli sulla stampa, ha avvicinato gli opposti. O più modestamente Pd e Pdl. E ha mischiato persone diverse: anno dopo anno qui si vedono giornalisti di lungo corso come Antonello Piroso, Giovanni Floris, popolare conduttore di Ballarò, e Andrea Vianello, neodirettore di Raitre. E poi attori e, comici, da Enrico Bertolino, presenza fissa, a Cristiana Capotondi, imprenditori e politici. Molti politici di tutte le gradazioni. Da Matteo Renzi a Francesco Boccia, deputato lettiano che quando può si fa vedere pure all'Intergruppo, e a Stefano Dambruoso, questore della Camera per i montiani che a VeDrò nel passato veniva invitato come magistrato capace di leggere le trame del terrorismo internazionale, fianco a fianco di colleghi come Raffaele Cantone, storico pm anticamorra, e Nicola Gratteri, autore di importanti inchieste sulla 'ndrangheta. Ma VeDrò è anche un'officina di relazioni meno fragili e un luogo per scambiare idee con il centrodestra: da Nunzia De Girolamo a Laura Ravetto e Anna Maria Bernini. Con l'incursione di un personaggio legato a filo doppio al Cavaliere come Fedele Confalonieri.
«Vedrò - spiega al Giornale Nunzia De Girolamo - è un'esperienza piacevolissima e anche interessante perché incrocia storie e culture diverse, offre punti di vista inediti, facilita le riflessioni attraverso i gruppi di lavoro. Io stesso mi sono impegnata in questi anni come responsabile VeDrò per il Mezzogiorno. Poi ciascuno rimane della sua idea». Ma il lavoro va avanti per tutto l'anno, nella sede capitolina di via del Tritone, fra conferenze e meeting. Sarà pure un format trasparente, ma Vedrò aiuta una società divisa in compartimenti stagni.
Certo, le suggestioni ricamate in quota spesso perdono di fascino a Roma e si appesantiscono nella palude dei veti incrociati e delle lunghe dispute, ma il tentativo è ormai consolidato. E in qualche modo trova un corrispettivo, più istituzionale ma non paludato e anzi altrettanto smart, nell'Integruppo che ha il suo punto di forza nella coppia Lupi-Letta. Fin troppo facile fare due più due: spunterà il nome di Lupi, uno dei colonnelli più importanti del Pdl, nell'elenco dei ministri? A VeDrò non s'è mai visto, ma ha una giustificazione : le giornate di Drò coincidono sul calendario malandrino con quelle del Meeting di Rimini. Insomma, intese ma larghe, dal Trentino alla Romagna.
Marco Meloni, deputato Pd e fra gli organizzatori del think thank, invita a non confondere e non sovrapporre i piani: «Una cosa è VeDrò, altra storia è quella del governo che nasce dallo stallo fra le diverse forze politiche». Napolitano però ci crede. Il figlio Giulio, professore universitario, è (combinazione) un altro ospite fisso fra le cime alpine.
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