Politica

Matteo showman, Gianni sgonfio, Pippo ribelle

L'X Factor della sinistra ha un solo pregio: modernizzare la telepolitica

Matteo showman, Gianni sgonfio, Pippo ribelle

Il talent show del segretario è una cosa molto hi-tech. Siamo di nuovo ospiti di Sky Tg24, un anno dopo il confronto che laureò Pier Luigi Bersani, tra cinque concorrenti, candidato premier del centrosinistra. Sembra preistoria. Il Favorito: Matteo Renzi, classe 1975, che sembra lanciato verso un futuro radioso. Lo Sfidante: Gianni Cuperlo, di 14 anni più vecchio, uomo di partito di confessione dalemiana. L'Outsider: Giuseppe Civati detto Pippo, coetaneo di Renzi, destinato a restare outsider. Il teatro che accoglie le Primarie Pd è quello di X Factor, ma al posto dei quattro giudici, qui vota il pubblico con l'applausometro sul telefonino e sul sito di Sky o con il «voting» sul telecomando. Il post-dibattito è affidato a Giuseppe Cruciani e Maria Latella (non Ilaria D'Amico che ha dato forfait per un'improvvisa influenza).
In piedi davanti al leggìo in plexiglass, i tre concorrenti rispondono in tempi contingentati alle domande di Gianluca Semprini. Incarnano tre filosofie politiche diverse, tre modi di fare e pensare il partito democratico. Renzi rappresenta il centrosinistra, Cuperlo la sinistra, Civati la sinistra radicale.

L'X Factor di Matteo il Rottamatore

Abito e cravatta blu, è sicuramente la dialettica fluviale, la parlata evocativa anche se un tantino fumosa, un certo idealismo, a volte fragile sui fondamentali. Ha il piglio disinvolto di chi parte in vantaggio. Altisonante, a volte poco concreto. Ma la presenza e la mimica teatrale, sorrisi e applausi, buca.
Slogan: «Ridare speranza agli italiani».
Obiettivo primario: «Cambiare il modo di concepire l'economia in questo Paese». Si sente già vincitore. Dà la sufficienza al governo Letta per i primi sei mesi. «Il prossimo anno sarà ottimo perché tutti noi come Pd gli daremo una mano».
Moderno anche se patinato.

L'X Factor di Gianni l'Ideologo

È il linguaggio analitico, una certa lucidità espositiva, a volte un po' algida. Look ingessato, abito grigio-funzionario. Perde efficacia col passare dei minuti e sfora spesso il tempo consentito.
Proposta chiave: «Rilanciare i redditi, puntare sul lavoro». È il più sociale dei candidati, quello che usa più spesso la parola «crisi». Un po' generico sulle privatizzazioni. «Più che sufficiente» il voto al governo Letta perché ha ridato «credibilità internazionale all'Italia». Ha un guizzo finale quando chiede a Renzi se garantisce che con lui l'Italia non diventerà una Repubblica presidenziale.

L'X Factor di Pippo il Movimentista

È una certa agilità di manovra, il pragmatismo sganciato dalle burocrazie, il legame con la base.
Proposta chiave: «Cambiare la legge elettorale». Punto di forza, la schiettezza: «Non mi fido di Angelino Alfano». «Insufficiente» il voto al governo Letta, «non per la persona ma per il metodo».
In materia di diritti per le coppie omosessuali «sono per la totale uguaglianza». Barba e capello in libertà. Giacca abbottonata su cravatta violacea. Sentimentale e arruffato.
Un anno fa dopo i primi confronti tra i candidati premier si parlò di rivoluzione dell'informazione politica e di fine dei talk show. Non è stato così. I soliti salotti hanno avuto la loro rivincita, anche se non premiata dagli ascolti.

C'è da augurarsi che la formula di ieri sera attecchisca, rendendo più moderna la telepolitica.

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