Mai in nero, chiarire compiti, paga e riposi. E poi un periodo di prova. L'esperto: «Famiglie lasciate sole: serve un albo»

Non solo Prato. Ma anche Subiaco, Messina, Torino, Veroli, Massa Carrara. I casi di violenza sugli anziani per mano degli «angeli» che li assistono notte e giorno sono infinite. Però ci fermiamo a riflettere solo quando scopriamo che la nonnina novantenne è stata sgozzata dalla giovane georgiana. Ma non è stata l'unica. Solo pochi mesi fa una badante ucraina ha ucciso a bastonate una donna di 91 anni.
Non ci sono solo raptus. Esistono migliaia soprusi, di violenze domestiche su queste fragili persone. A Torino la badante prendeva a schiaffi la sua assistita addirittura in mezzo ad una strada. In Toscana un'anziana malata di Alzheimer era diventata un fantoccio nelle mani di un'orchessa che la prendeva a ceffoni e a pugni nello stomaco. Per fortuna molte badanti sono persone per bene. Ma bisogna selezionarle con molta attenzione. Seguendo alcune fondamentali raccomandazioni. Spiega Michele Mangano, presidente dell'Auser: «Bisogna assumere persone qualificate e regolari. In Italia più di mezzo milione di badanti vivono in clandestinità. E vengono assunte in nero per pagare di meno. Così si fanno entrare in casa delle persone non qualificate o peggio, inaffidabili», spiega Michele Mangano, presidente dell'Auser. La ricerca dell'assistente è dunque spesso sbagliata. Il figlio frettoloso, la figlia che non può più occuparsi del suo vecchio , cerca in parrocchia qualche nome di fiducia, oppure si affida al passaparola o al massimo si fa un giro in un centro di prima accoglienza nella speranza di rastrellare una persona bisognosa di lavoro. E questo sistema di ricerca trascura l'aspetto più importante, quello professionale. Dunque, a chi lasciare i propri cari senza farsi prendere dall'ansia di «parcheggiare» l'anziano? Il web può dare una mano. La gente si confronta e lancia consigli a chi ne ha bisogno. «Ritengo che affidarsi a persone con permesso di soggiorno, e stipulare un regolare contratto costituisca una garanzia», scrive una signora. Aggiunge una mamma: «Bisogna cercare di fare l'inserimento come per l'asilo dei nostri figli. Cioè non lasciare la badante e il proprio genitore da soli subito, ma essere presenti e diradare la presenza poco alla volta». Altro consiglio pratico: «Farsi vedere subito ferma nelle decisioni con la badante soprattutto dal punto di vista economico e in fatto di paga e riposi». Fin qui i suggerimenti di chi ha vissuto l'esperienza sulla propria pelle. Poi c'è l'esperto che chiede aiuto alle istituzioni fino ad ora assenti. «Per garantire un'assistenza degna di questo nome –spiega Mangano – servono albi comunali dove iscrivere gli assistenti sanitari. Che per essere qualificati devono conoscere la lingua e avere una professionalità. Assistere una persona non autosufficiente è una cosa complicatissima – aggiunge l'esperto -. Invece spesso la famiglia scarica sulla badante pagata in nero attività improprie come la cura della casa, della spesa». Così, l'insoddisfazione di una collaboratrice inadatta si può trasformare in depressione o in voglia di ottenere qualcosa in più dei mille euro al mese. Ma non bisogna fare di tutt'erba un fascio. La realtà è molto più spiacevole di quanto si immagini.

«L'80% delle violenze, delle molestie e delle vessazioni sull'anziano proviene dai parenti». E frasi come «non servi più a niente», «ma quando ti togli dai piedi?» debilitano l'animo e il fisico di un vecchio più di cento schiaffoni.

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