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Pdl in piazza, il Cav non molla: "Noi argine contro il regime"

Pdl in piazza dopo l'ultimo assalto della Cassazione. Berlusconi assicura: "Il governo deve andare avanti". Poi avverte: "La sovranità non appartiene ai giudici"

Pdl in piazza, il Cav non molla: "Noi argine contro il regime"

In piazza per difendere la democrazia. Da via del Plebiscito il popolo del centrodestra lancia un messaggio di libertà al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che non ha mosso un dito dopo che dai giudici della Cassazione è arrivato il più duro attacco di una campagna giudiziaria che va avanti da oltre vent'anni. Da tutta Italia migliaia di persone si sono riversate a Roma per confermare il proprio sostegno a Silvio Berlusconi dimostrando di non aver alcuna intenzione di sottostare allo strapotere di una magistratura che punta a decapitare il centrodestra. "Io sono qui, io resto qui, io non mollo - assicura il Cavaliere dal palco - continueremo tutti insieme a combattere questa battaglia di democrazia e libertà facendolo diventare un Paese dove i cittadini non abbiano paura di trovarsi senza nessun motivo in carcere".

Il centrodestra riparte. Neanche la sentenza della Cassazione riuscirà a imbrigliare il Cavaliere e il Pdl. Il messaggio è netto: si va avanti a combattere. "Il vostro affetto mi ripaga di tanti dolori - ha ringraziato il Cavaliere - se il 4 di agosto di una domenica con 40 gradi all’ombra, con l’asfalto che brucia, dopo ore di viaggio, un mare di gente è venuta qui per dimostrarmi stima, vicinanza e affetto, sento il dovere di impegnarmi con ancora più entusiasmo". Berlusconi non molla. Non lo mette nemmeno in conto. Se da una parte conferma l'appoggio al governo guidato da Enrico Letta, dall'altra mette in chiaro che copntinuerà ad essere l'argine al regime che vuole mettere il bavaglio al centrodestra. "La magistratura ha tentato di buttarmi fuori per vent'anni dalla politica, ora hanno raggiunto il loro traguardo", ammette il leader del Pdl ricordando, tuttavia, che la sovranità appartiene al popolo e non alla magistratura. Per quasi mezz'ora il Cavaliere ha ripercorso il suo impegno come imprenditore e come politico. Impegno che è andato di pari passo col tentativo di certi giudici di sovvertire il voto popolare. "Ho ripensato a quello che ho fatto come figlio, padre, cittadino e servitore dello Stato, ma mi vedo attraverso le sentenze di questa magistratura come in uno specchio che rimanda un’immagine deformata, che non è il vero Berlusconi - rimarca il Cavaliere - io sono innocente".

Sul palco campeggiano due simboli: accanto a quello tradizionale del Pdl è tornato il tricolore di Forza Italia. Anche li altoparlanti suonano il primo inno che accompagnò la discesa in campo del Cavaliere. È un assaggio del progetto politico che prenderà la prime mosse a settembre. Subito dopo la sentenza della Suprema Corte, Berlusconi ha spiegato in un video messaggio che non è disposto a mollare la scena politica. "Diremo agli italiani di darci la maggioranza per modernizzare il Paese a partire dalla più indispensabile che è quella della giustizia per evitare che un cittadino sia privato della libertà", ha spiegato il Cavaliere dettando l'agenda del nuovo soggetto politico che, a partire dal nome (Forza Italia), andrà a recuperare lo spirito liberale del '94. L'appuntamento di oggi, in via del Plebiscito sotto Palazzo Grazioli, è solo il primo passo verso questo obiettivo. Obiettivo che passa, inevitabilmente, attraverso una riforma della giustizia che, dopo gli ultimi vili attacchi, si è fatta sempre più stringente. "La mia riconoscenza va verso di voi verso ciascuno di voi per la commozione che mi avete creato e per il fatto che siete riusciti con un atto di amore a trasformare quello che in me era angoscia e dolore - conclude Berlusconi - mi porterò per sempre questo abbraccio da chi non conosce invidia e odio".

Sfidando il caldo e il sole, centinaia di persone si sono riversate davanti al palco tra via del Plebiscito e via degli Astalli. Tra loro anche parlamentari, esponenti del governo e militanti del Pdl. Sebbene i ministri abbiano deciso di non partecipare al sit in, i sottosegretario Michaela Biancofiore e Marco Flavio Cirillo hanno deciso, comunque, di esserci per mandare un segnale concreto.

"Nel rispetto massimo delle più alte cariche dello Stato, si interrompa quella che è stata una delegittimazione della normale vita democratica del Paese", ha auspicato Fabrizio Cicchitto facendo sapere che i capigruppo Renato Brunetta e Renato Schifani stanno lavorando alla richiesta della grazia.

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