Se nel discorso del neo premier Enrico Letta non saranno espresse in maniera esplicita la macroregione del Nord, il 75% delle tasse sul territorio e una convenzione per le riforme la Lega Nord è pronta a votare contro al nuovo governo che oggi ha giurato davanti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Al termine della segreteria politica i lumbard pongono tre paletti ben precisi in cambio dell'appoggio al nuovo esecutivo.
Mentre il capogruppo al Senato Massimo Bitonci sembra lasciare uno spiraglio aperto, il segretario Roberto Maroni non ha dimostrato particolare fiducia nei confronti di Letta: "Secondo me non avrà vita lunga". Al termine della segreteria politica leghista, che è durata una mezzoretta, il governatore della Regione Lombardia ha spiegato chiaramente che rispetto agli scorsi giorni "sono stati fatti passi indietro nonostante l’apertura di credito" concesso del Carroccio al presidente del Consiglio. A detta di Maroni, infatti, quello di Letta sarebbe "un governo che non rappresenta il Nord". "Se lunedì non avremo risposte concrete sui nostri punti - ha insistito il leader leghista - fatalmente il Carroccio sarà all’opposizione di questo governo". A preoccupare i lumbard in particolar modo è il dicastero all'Integrazione affidato alla congolese Cecile Kyenge che, sin dalle prime battute, ha espresso la propria contrarietà alla legge Bossi-Fini, al reato di clandestinità e soprattutto allo ius sanguinis. Proprio per questo Maroni ha lanciato un appello al ministro degli Interni Angelino Alfano perché dica se è d’accordo con le idee della Kyenge a favore dello ius soli. "Noi siamo stati primi ad avere un sindaco di colore: nessun problema con il ministro - ha chiarito il segretario federale della Lega - non mi piacciano, invece, le sue prese di posizione".
Più in generale, la valutazione della segretaria politica leghista è che ci siano troppi pochi ministri del Nord Italia. "Un governo in cui il nord non c’è, ma che, come ha detto Patroni Griffi, guarda al Sud", ha osservato Maroni. Ci sono però tre eccezioni. "Alfano è una nota positiva, a garanzia della continuità nella lotta alla mafia - ha detto il leader del Carroccio - nota positiva insieme a quelle di Lupi e Delrio". Il presidente della Regione Lombardia ha, però, confidato ai giornalisti che avrebbe preferito che quest’ultimo fosse nominato dicastro dell’Economia. Detto questo Maroni si è augurato che Delrio, nelle vesti di ministro per gli Affari Regionali e delle autonomie, "dia corso subito al suo impegno come presidente dell’Anci alla cancellazione del patto di stabilità per i Comuni". Al netto di queste tre eccezioni, il governo è boccato. "È piuttosto deludente", ha concluso Maroni bocciando anche la nomina di Flavio Zanonato al ministero dello Sviluppo economico.
"Letta ci aveva garantito che in quel posto avrebbe nominato un ministro 'chiavi in mano' - ha chiuso - l’impressione invece è che questo ministro dovrà prima imparare e capire. Con questa crisi mi pare non sia stata l’idea migliore".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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