Maroni esulta per l'intesa «In Lombardia si vince Gli scettici? Li convinco io»

Maroni esulta per l'intesa «In Lombardia si vince Gli scettici? Li convinco io»

Milano In Lombardia si vince. Roberto Maroni ne è sicuro. Nella notte ha stretto l'accordo con Silvio Berlusconi per ricostituire l'asse che ha governato l'Italia fino al novembre 2011. Ha convinto i colonnelli recalcitranti ed è certo di trascinare anche i militanti che ancora storcono il naso. I sondaggi gli danno ragione. I punti «irrinunciabili» del programma leghista (euroregione del Nord e 75 per cento delle tasse trattenuto sul territorio) sono stati sottoscritti dal Pdl. E soprattutto il Carroccio porta a casa la rinuncia del Cavaliere a Palazzo Chigi. «Albertini prenoti la Ferrari che ha scommesso di regalarmi», sibila Bobo.
Berlusconi annuncia l'intesa in mattinata, Maroni convoca i giornalisti a metà pomeriggio. Il candidato premier verrà scelto (e indicato al Quirinale) da lui e Berlusconi, assieme, e solamente dopo il voto. «Di certo non sarà il Cavaliere, che sarà soltanto il capo della coalizione». Ieri mattina il leader del Pdl aveva proposto Angelino Alfano, il capo padano ha rilanciato Giulio Tremonti. È un gioco a rincorrersi. Il messaggio leghista è chiaro: per ora di nomi non si parla, se il Pdl tira la volata a uno noi risponderemo con un altro. Schermaglie che non intaccheranno l'alleanza.
L'accordo è già firmato, Bobo aveva la delega piena dal Consiglio federale ma oggi lo sottoporrà comunque al parlamentino del Carroccio per avere un appoggio pieno. Arriva anche la benedizione di Umberto Bossi, nell'intervista alla Padania in edicola oggi: «Non potevamo perdere questa occasione. Nessuno ti regala tutto e subito. Avevamo il dovere di dire di sì. Maroni è stato capace di non farsi condizionare e di fare sintesi. Si è mosso bene».
«È una scelta coerente con la linea uscita dal congresso, cioè lo slogan Prima il Nord», spiega Maroni. In Lombardia il segretario leghista sarà candidato di tre liste: Lega Nord, Pdl e la civica Maroni presidente. Altre se ne potranno aggiungere a discrezione di Bobo stesso. L'eventuale lista Formigoni? «Non so che intenzioni abbia e la cosa mi lascia indifferente».
E i malumori interni? Maroni non li nega: «Sono legittimi. Ma andare da soli significa sconfitta inevitabile. Ci penserò io a convincere gli scettici». Da Flavio Tosi, segretario veneto, è venuto un pieno via libera. In caso di vittoria in Lombardia, probabile che prenda in mano lui il partito. «Quando sarò governatore lascerò la segreteria e avvierò un profondo ricambio generazionale», annuncia Maroni.
Il programma di Maroni per la Lombardia? «L'euroregione si formerà nei fatti: quando la Lega governerà le tre grandi Regioni del Nord diventerà automaticamente un interlocutore obbligato del prossimo governo. A Roma dovranno fare i conti con noi». Come utilizzerà i soldi che intende trattenere sul territorio? «Avremo a disposizione 20 miliardi di euro in più ogni anno. Per prima cosa aboliremo l'Irap per sgravare le piccole e medie imprese. Alleggeriremo l'Imu. Sosterremo i redditi bassi. Toglieremo il bollo auto, che è un'imposta regionale. Completeremo le infrastrutture, per esempio i collegamenti con Malpensa.

Tasse, investimenti, welfare: in cinque anni diventeremo la prima regione d'Europa».
Nessun timore dall'inchiesta romana sui fondi del Senato. «È una bufala. C'è una sola persona indagata, ed è l'ex segretaria che io ho denunciato e licenziato».

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