Mattarellum o sindaco d'Italia? Dimmi come voti e ti dirò chi sei

Il sistema spagnolo avvantaggia Pd e Fi mentre i piccoli partiti tifano per il doppio turno: così avrebbero maggior peso contrattuale

Mattarellum o sindaco d'Italia? Dimmi come voti e ti dirò chi sei

Cari elettori non illudetevi. Non è che basta scannare il Porcellum per risolvere tutti i problemi. Non esistono infatti leggi elettorali miracolose, neutre e neppure perfette. Nessuna ti assicura un governo stabile e una classe politica illuminata. La realtà elettorale però si può «interpretare». Il proporzionale favorisce quello, il maggioritario magari l'altro. Elezioni prêt-à-porter. A questo punto sarete curiosi di sapere come funzionano i tre sistemi elettorali messi sul tavolo da Renzi. E a chi giovano. Il gioco è vecchio: dimmi come vuoi votare e ti dirò chi sei. Vediamo.

Il sindaco d'Italia In teoria è il sistema con cui si vota nei comuni dal 1993. Ma messa così dice poco. Neppure Renzi in realtà sa bene di cosa si sta parlando. Non è facile trasferire il meccanismo dal piccolo al grande. La base di partenza è il vecchio proporzionale in stile Prima repubblica. Vi ricordate? L'Italia divisa in circoscrizioni. Tanti partiti e i seggi sono proporzionali ai voti. Ci sono le preferenze. L'elettore può scegliere se votare all'interno dello stesso partito il vicino di casa o l'amico di Casini o di Cuperlo o il «delfino» di Berlusconi. Capite che però così c'è una tale frammentazione di Camera e Senato che col cavolo che si governa. Allora cosa t'inventa il «sindaco d'Italia»? Se un partito (o coalizione dichiarata di partiti) supera il 40-45 per cento ti regalo un premio di maggioranza che vale il 55 per cento dei seggi. Ma la Corte costituzionale non aveva detto che il premio di maggioranza non è costituzionale? Non esattamente. Ha detto che è incostituzionale se non si capisce da che soglia di voti si prende, se non è definito.

Detto questo il 40-45 per cento in Italia chi lo raggiunge? Nessuno. Allora serve una soluzione. Serve un secondo turno. È un po' in stile talent show. In finale ci vanno solo i primi due partiti. Ballottaggio. A quel punto gli altri partiti possono dire ai propri elettori: ehi, al secondo turno votate Pasquale che tra i due è il meno peggio. In cambio chiederanno poltrone per il prossimo governo. Chi vince si becca il 60 per cento dei seggi, il resto viene ripartito in modo proporzionale. Chi sarà il premier? La Costituzione dice che spetta al presidente della Repubblica scegliere il capo del governo. Come accadeva fino a ieri con il Porcellum si può però indicare nella scheda il candidato premier.

In teoria il Quirinale dovrebbe tenerne conto. A chi conviene questo vestito? Ai partiti medi e piccoli che possono «ricattare» due pesci grossi. Piace agli alfaniani, alla coppia democristiana Casini-Mauro, a Vendola e a tutti i professionisti del voto di fiducia marginale, quelli del «vuoi governare? Poltrona». Non dovrebbe piacere a Renzi e a Berlusconi. Il primo si è però convinto che il «sindaco d'Italia» gli porta fortuna. Non può piacere a Grillo che al doppio turno non vuole allearsi con nessuno. Sembra un po' un pastrocchio. È l'idea di passare all'elezione diretta del presidente (del Consiglio) senza passare per la riforma della Costituzione. È un vorrei ma non posso. Sarebbe più semplice allora prendere la Carta di Jefferson e Washington e copiarla pari pari. È la più antica ed è fatta bene.

Il Mattarellum rinforzato Vi ricordate come si faceva prima del Porcellum? L'Italia divisa in collegi dove si presentano più candidati. Chi vince si prende tutto. Ogni collegio vale un posto in Parlamento. Ok, questo è come si vota in Gran Bretagna. Il Mattarellum non era proprio così. Si diceva: va bene il maggioritario dei referendum di Segni, ma noi siamo latini e allora lasciamo una bella quota (il 25 per cento) di proporzionale. Non è che si possono lasciare fuori i partiti di media grandezza. Bene. Il nuovo Mattarellum di Renzi è ancora più complicato. Ai partiti residui va solo il 10 per cento. Il 75 per cento viene attribuito nei collegi uninominali con il maggioritario. Il 15 per cento va al primo partito come premio di maggioranza. Detto tra noi anche quest'ultimo per cento non dovrebbe essere costituzionale, ma nel caso tra tre legislature ci penserà la Corte. Grillo continua a dire che questo è il suo, resta solo da capire se trova candidati presentabili nei singoli collegi. Quelli che ha ora forse non funzionano. Ok del Pd. Ok di Forza Italia. Questo sistema elettorale dovrebbe spazzare via Alfano, amici e affini.

Il sistema spagnolo Ola. Si fa come in Spagna. Proporzionale. Ma mica quello vecchio nostro. No, qui ci sono circoscrizioni molto piccole (più o meno corrispondono alle province). E cosa cambia? Parecchio. Il numero dei deputati che si eleggono in ogni circoscrizione è molto basso: in genere tre, quattro o cinque. La media in Spagna è di sette.

Questo significa che il proporzionale crea un effetto maggioritario che favorisce i partiti più grandi o quelli molto radicati sul territorio. Niente preferenze, ma liste bloccate. Si può prevedere una soglia di sbarramento del 3 per cento a livello circoscrizionale. È un modo per cacciare i piccoli dai collegi più grandi. In Spagna per esempio quelli di Madrid e Barcellona.

È quello più adatto al Pd e piace molto a Forza Italia. Assicura la sopravvivenza della Lega e non cambia molto i destini dei Cinquestelle. Ha una vantaggio. È il più lineare. In Italia funziona? Questo davvero non lo sa nessuno.

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