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Una "medaglietta" agli eroi: la rabbia dei parenti dei caduti

L'hanno assegnata solo ai morti e non ai feriti e omaggia la "riconoscenza" ma non il "valor militare". Così la cerimonia di ricordo si trasforma in pasticcio

Una "medaglietta" agli eroi: la rabbia dei parenti dei caduti

La «medaglia della riconoscenza» consegnata solo ai familiari dei caduti di Nassirya, nel decennale della strage, ha sollevato malumori e polemiche. Il generale Alberto Ficuciello, che ha perso il figlio nella strage, non si è presentato a ritirarla dopo aver partecipato alle altre cerimonie. La madre di uno dei soldati uccisi non voleva un'onorificenza civile perché suo figlio era un militare. I feriti, soprattutto i 19 più gravi, si sono sentiti esclusi. Ed il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, ha chiesto: «Si conceda una vera medaglia d'oro al valor militare, senza ipocrisie burocratiche che mal si conciliano con un sentimento di solidarietà e di commozione immutato a dieci anni dalla strage».

Il pasticcio della medaglia ricordo ha provocato ieri, durante le celebrazioni per il massacro di Nassirya, la reazione di Maria Cimino, madre del caporal maggiore scelto Emanuele Ferraro ucciso dai terroristi. «I militari morti hanno portato valore al Tricolore e quindi meritavano un riconoscimento militare. Sento tanta rabbia e grande delusione si tratta di una medaglia civile, mio figlio era un militare». Secondo la madre «il ministro era d'accordo, ma altri si sono opposti». Ieri alle 15.30 a Palazzo Barberini a Roma, nella sala del Trono, il responsabile della Difesa, Mario Mauro, ha consegnato il riconoscimento ai familiari delle vittime. «La medaglia è un segno di riconoscimento per non dimenticare il sacrificio dei caduti. Il ministro ci crede veramente e voleva andare a Nassirya, ma motivi di sicurezza l'hanno fatto desistere» spiega a il Giornale il tenente colonnello Gianfranco Paglia, consigliere di Mauro. Il suo comportamento valoroso a Mogadiscio, nel 1993, gli è valso la medaglia d'oro. Ed il destino di passare tutta la vita su una sedia a rotelle. Proprio i feriti di Nassirya ci sono rimasti male per essere stati esclusi dalla «medaglia della riconoscenza». I 19 più gravi, alcuni sopravvissuti per miracolo, hanno ricevuto l'invito dal gabinetto del ministro di presenziare alla consegna dell'onorificenza. Due non si sono presentati. Sull'esclusione dalla medaglia il luogotenente in congedo, Vittorio de Rasis, ferito a Nassiriya, fa notare: «Quasi tutte le vedove ci hanno detto perché a voi no? Esprimendo solidarietà nei nostri confronti». Questa mattina spedirà una lettera di protesta al capo dello Stato, al ministro della Difesa e al comandante dell'Arma per «i due pesi e due misure».

Paglia non ha dubbi: «Nessuno ha pensato di sminuire la figura dei feriti. Si è cercato solo di dare maggiore valenza a chi non c'è più. Per chi, come me, non cammina più la riconoscenza va ai compagni d'arme, che hanno sacrificato la vita». L'ex parlamentare conferma che la «medaglia della riconoscenza» non riguarderà solo Nassirya ma anche i familiari dei caduti all'estero nel decennale della loro scomparsa. Per chi è tornato a casa in una bara avvolta nel Tricolore dal Libano e dalla Somalia, dieci anni sono già passati da un pezzo.

«Penso che si troverà il modo per riconoscere il sacrificio di tutti, anche prima di Nassirya» risponde Paglia.

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