Mediatrade, i giudici non riescono a decidere

Pier Silvio Berlusconi e Confalonieri accusati di frode fiscaleil caso. La sentenza attesa per oggi dopo sei giorni di camera di consiglio

Mediatrade, i giudici non riescono a decidere

Milano Una camera di consiglio lunghissima. Interminabile come un conclave, solo che a riunirsi è la seconda sezione del tribunale di Milano. Si pensava che i giudici avrebbero emesso la sentenza del processo Mediatrade ieri. Invece è tutto rinviato a oggi; nessuno ha certezze sul calendario ma si accredita l'idea che gli imputati conosceranno il loro destino nel pomeriggio. Dunque si prolunga l'attesa del presidente e vicepresidente di Mediaset, Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi, accusati di frode fiscale. Proprio ieri, a poche ore dal pronunciamento della magistratura, il Corriere della sera ha in qualche modo incoronato Berlusconi junior dedicandogli una lunga intervista che faceva il punto sul riassetto della pay tv Mediaset premium, nel cui capitale sono in arrivo gli spagnoli di Telefonica. «Ho incontrato più di una volta il loro numero uno Cesar Alierta - ha spiegato Berlusconi - l'ultima a Milano. E lui è rimasto affascinato dalla nostra capacità tecnologica, dalle piattaforme premium, dai sistemi di pagamento a Infinity». Insomma, sarà alleanza a tutto campo, dai contenuti alla pubblicità, fra Cologno Monzese e Madrid. E Telefonica acquisterà l'11 per cento della tv.

Solo nelle ultime righe del lungo colloquio con il quotidiano di via Solferino si accennava al verdetto in arrivo a Milano e Pier Silvio ha preferito dribblare l'argomento: «La blocco subito: non le risponderò per rispetto al lavoro che sta facendo il tribunale».

Low profile, dunque, e avanti con l'impegno in azienda. Sposando una linea soft in sintonia con l'atteggiamento di papà Silvio che nelle ultime settimane, anche per via della delicata posizione ai servizi sociali, ha preferito abbandonare le invettive di un tempo contro il partito dei giudici e ha sfoderato un linguaggio molto più conciliante. Il vicepresidente di Mediaset coltiva una profilo filogovernativo, che ha provocato più di un mal di pancia dalle parti di Forza Italia, e annuncia: «Mi farebbe piacere incontrare Renzi». Anche se poi ammonisce il premier: «Se non si riesce a dare una scossa ai consumi e all'economia entro dicembre, questo Paese non avrà grandi speranze».

Così Pier Silvio va avanti per la sua strada e intanto attende il verdetto che riguarda una presunta frode da 8 milioni di euro. I pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro hanno chiesto una condanna a 3 anni e 2 mesi per lui, appena di più, 3 anni e 4 mesi, per Confalonieri prospettando una serie di irregolarità nell'acquisto dei diritti televisivi del gruppo. E proponendo al collegio anche la confisca di 134 milioni di dollari. Giovedì i giudici sono entrati in camera di consiglio. Si sapeva che la discussione sarebbe andata avanti a lungo ma non si prevedeva che si sarebbe protratta almeno fino ad oggi. Così gli avvocati provano a interpretare quel che sta accadendo.

Secondo qualche penalista il ritardo potrebbe essere dettato da una ragione pratica: l'idea di scrivere contestualmente al dispositivo le motivazioni del verdetto. In quel caso il risultato sarebbe un'accelerazione dell'intero procedimento.

Così si attende. In un clima, almeno per ora, di fair play.

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