Medici contro Balduzzi: "Scarica su di noi le carenze della sanità"

Bocciato il decreto sanità. I professionisti chiedono di aggiornare la legge sull’aborto e norme certe sull’eutanasia

Medici in sala operatoria in ospedale
Medici in sala operatoria in ospedale

I medici bocciano il ministro della Salute. Il cosiddetto “Decretone" sulla sanità firmato da Renato Balduzzi non piace ai camici bianchi. O meglio, non piace agli oltre 1.000 professionisti iscritti all’Albo che hanno risposto al sondaggio on line di Nuto.it, social network con accesso riservato ai soli medici italiani. I risultati sono stati girati sotto forma di lettera aperta a Balduzzi, sollecitando pure una risposta.
La maggioranza degli interivistati non condivide l’impostazione di fondo del decreto che dunque in sostanza è bocciato dagli addetti ai lavori.
Alla domanda «Condividi i contenuti del decreto?», soltanto il 40 per cento risponde sì. Il restante 60 non li condivide «molto» o addirittura per niente , 25 per cento.
I medici danno un giudizio globalmente positivo all’ipotesi dei poliambulatori aperti 24 ore su 24 perché, dicono, così si garantirebbe la copertura dell'attività assistenziale oltre ad una significativa diminuzione della pressione sui pronto soccorso. L'apertura di strutture assistenziali sul territorio sicuramente decongestionerebbe gli ospedali riducendo gli accessi impropri al pronto soccorso. Non solo. Il medico di famiglia acquisterebbe «maggiore dignità professionale» rispetto al ruolo che oggi sembra confinato a quello di compilatore di ricette.
Ma i medici interpellati allo stesso tempo sollevano molti dubbi. Uno sopratutto: chi paga? L'assistenza 24 ore su 24 viene proposta nel provvedimento senza alcuna copertura finanziaria. Non si prevedono finanziamenti aggiuntivi ad esempio per le strutture che al momento non ci sono. In effetti il ministro ha più volte indicato che i fondi si dovrebbero trovare attraverso il piano di riorganizzazione degli ospedali. È ipotizzabile che le strutture sanitarie più piccole possano essere riconvertite in ambulatori. Che questa operazione non costi nulla invece è assai meno ipotizzabile. Gli accordi collettivi nella medicina di base prevedono da almeno un decennio la costituzione di poliambulatori attraverso l'associazione di medici. Qualcuno infatti lo ha già fatto in proprio ma sono pochi perché occorrono fondi adeguati.
Molti inoltre ritengono che garantire l'assistenza 24 ore su 24 per alleggerire la pressione sui pronto soccorso non sia la strada da percorrere. La maggioranza dei medici di base non ha alcuna esperienza in medicina d’urgenza e quindi alla fine continuerebbero a inviare in ospedale gran parte dei pazienti.
I camci bianchi poi sottolineano pure che se le strutture e gli organici degli ospedali sono insufficienti, bisogna potenziarli con altre assunzioni o incentivare economicamente il personale già presente. Non scaricare il lavoro sulle spalle di altri. Infine anche un aspetto psicologico: la disponibilità 24 ore su 24 può determinare stress, demotivazione e frustrazione, accentuando la percezione di una dequalificazione professionale. Anche se quest’ultima ragione appare pretestuosa. È ovvio che si farebbero i turni come negli ospedali.
Tra le norme apprezzate del decreto la nuova disciplina per le nomine dei direttori generali delle aziende e degli enti del Servizio Sanitario Regionale che si spera possa privilegiare il merito e riequilibri il rapporto tra indirizzo politico e gestione delle aziende sanitarie. La riorganizzazione e riqualificazione dei servizi, delle aziende ospedaliero-universitarie e dei policlinici universitari con tagli agli sprechi mirati alla redistribuzione di risorse e di finanziamenti.
Positivo pure il giudizio per la parte che riguarda l’ assistenza ai ludopatici, le persone affette da dipendenza da gioco d’azzardo patologico. Favorevole anche il parere sulla stretta per i ceritificati di idoneità all’attività sportiva non agonistica: visite mediche più rigorose e l’obbligo, per tutte le società sportive, della dotazione e impiego di defibrillatori semiautomatici e di altri dispositivi salvavita.
Non piacciono invece le nuove regole sulla libera professione intramoenia dei medici ospedalieri: è totale la mancanza di fiducia nella capacità delle aziende sanitarie di procedere a una definitiva e straordinaria ricognizione degli spazi disponibili per le attività libero-professionali.
Mancanza di fiducia che appare del tutto giustificata visto che questi spazi avrebbero dovuto essere trovati già quando fu varata per la prima volta l'intramonenia nel 1999,. Fu prevista allora una fase transitoria che è durata “soltanto“ 13 anni.
In sintesi i medici accusano il ministro: «Il decreto tende a scaricare sulla classe medica a costo zero le deficienze del Sistema Sanitario dovute ai burocrati, sempre intoccabili e ben pagati», è scritto nella lettera aperta che poi stila anche un elenco di priorità per il servizio sanitario nazionale.
Ovviamente al primo posto c’è l’abbattimento delle liste di attesa. Si chiede poi l’allargamento dei LEA, i Livelli essenziali di assistenza. I camici bianchi chiedono pure di rendere obbligatorio fare pratica cinque anni a tempo pieno in ospedale per poter esercitare la professione di medico di Medicina Generale almeno cinque anni a tempo pieno in ospedale.


Infine anche maggiore attenzione sui temi eticamente sensibili. Per i medici è ora di varare norme certe e al passo coi tempi su autodeterminazione terapeutica ed eutanasia e di aggiornare la legge sull’aborto e la contraccezione e la fecondazione assistita.

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