Roma - E ora, chi avrà ancora il coraggio di dire che Giovanna Melandri è presidente solo «tecnica» della fondazione Maxxi di Roma? La nomina avvenuta lo scorso autunno della bionda parlamentare di lungo corso del Pds-Ds-Pd alla guida del museo di arte del XXI secolo di via Guido Reni aveva suscitato molte polemiche all'epoca. Etichetta politica evidente, malgrado il nominatore, il ministro per i Beni Culturali Lorenzo Ornaghi, fosse espressione di un governo tecnico. Non evidente competenza. Qualche intreccio familiare sospetto (la Melandri è cugina del giornalista Gianni Minoli, la cui figlia è moglie di Salvo Nastasi, già capo di gabinetto del ministro Ornaghi). Abbastanza per far gridare allo scandalo il Pdl. E chiedere la bionda testa della politica metà romana e metà americana. La testa non cadde. La Melandri si limitò a sbianchettare il suo compenso. Meglio di niente, pensò qualcuno.
Ora però una nuova bufera si abbatte su quella che si è definita «la madre del Maxxi». La pietra dello scandalo è la nomina a Segretario generale della fondazione di un suo fedelissimo, il giovane avvocato Francesco Spano, svelata ieri in un articolo seminascosto della cronaca romana del Corriere della Sera. Chi è Spano? Uno che a soli 34 anni si è seduto già in diverse poltrone: docente di Diritto e religione presso l'Università di Siena, responsabile Isiamed (Istituto italiano per l'Asia e il Mediterraneo) per le politiche sul dialogo interculturale e interreligioso, coordinatore della Consulta giovanile per il pluralismo religioso e culturale. Ma soprattutto braccio destro della Melandri, suo consulente legale, collaboratore. Naturalmente in area Pd.
Spano naturalmente sarà un giovane preparatissimo. È quanto meno bizzarro però che un super esperto di integrazione e dialogo ecumenico e interreligioso, si trovi a gestire un museo di arte contemporanea, uno spazio di avanguardia bellissimo (la sede è stata progettata da Zaha Hadid) quanto problematico. A rimetterci rischia di esserci l'arte. E in fondo anche il dialogo interreligioso. Il giornalista del Corriere fa sapere che dal Maxxi si sarebbero così giustificati: «La figura del segretario generale è stata molto ridimensionata, non conta più tanto, pure lo stipendio non è più quello di prima». Sarà. Ma sul sito del Maxxi nell'organigramma sono citati solo la presidente Melandri, i componenti del cda (tre compresa la Melandri stessa) e il segretario generale. Che un ruolo tanto marginale a occhio non deve avere, se figura nei titoli di testa. Quanto allo stipendio, si tratta di 72mila euro lordi all'anno. Una cifra non faraonica, ma nemmeno trascurabile: più o meno 3.500 euro netti in busta al mese. Per una figura che «non conta tanto», è abbastanza, o no?
Naturalmente non c'è nessun illecito. La Fondazione può fare nomine dirette ignorando bellamente selezioni, concorsi, curricula, competenze. Resta però - soprattutto a pochi giorni dal voto - una questione di opportunità (non parliamo di stile). «Ormai il Maxxi è diventato il salottino di casa della Melandri alla faccia della cultura, della competenza e della trasparenza.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.