A MILANO

MilanoÈ andato all’incontro «protetto» con il figlio avendo ben chiaro cosa avrebbe poi dovuto fare: ammazzarlo e togliersi la vita. In tasca infatti aveva una pistola di piccolo calibro e un coltellaccio da cucina. Così ieri appena entrato negli uffici dei servizi sociali mette in atto il suo terribile progetto. Prima spara al ragazzino, poi lo pugnala e infine si pianta la lama in petto. Nonostante i tentativi del personale di fermarlo.
Mancano pochi minuti alle 17, un egiziano di 52 anni, operatore turistico in Italia con regolare permesso, va all’incontro settimanale con il figlio di 9 anni presso il centro socio sanitario di via Sergnano 2 a San Donato, paesone alle porte di Milano. Da quattro anni è separato dalla moglie, un’italiana di 40 anni, una situazione famigliare talmente difficile da convincere i servizi sociali a permettere l’incontro solo nella struttura pubblica e alla presenza di un operatore.
«Ero andato a parlare con il medico che sta seguendo mio figlio per una terapia riabilitativa - racconta Antonio Negro, 48 anni -. Stavo salendo le scale che portano al primo piano quando ho sentito una detonazione, poi ho visto una grande confusione. L’uomo stava cercando di tagliarsi le vene, mentre medici e infermieri erano attorno a un bambino a terra. Poi si è rivolto verso il piccolo a terra e l’ha colpito nuovamente. Il personale medico ha cercato di allontanarlo scaricandogli contro alcuni estintori e lui si è nuovamente colpito, questa volta al petto».
Facile immaginare lo stato d’animo delle persone che assistevano alla scena tra grida e invocazioni di aiuto. Proprio sentendo il gran trambusto partono le prime telefonate alla compagnia dei carabinieri e in breve arrivano le gazzelle, le ambulanze e l’elisoccorso. Ma al loro arrivo i medici trovano solo padre e figlio agonizzanti, provano a rianimarli, ma non c’è nulla da fare. I corpi vengono lasciati a disposizione del magistrato e del medico legale.
Più tardi gli investigatori recuperano una pistola di piccolo calibro, vecchiotta e male in arnese, che infatti si è inceppata dopo il primo colpo. Andato a vuoto, visto che le due vittime non presentano ferite d’arma da fuoco. Un particolare che forse l’assassino aveva immaginato, visto che si era portato anche un coltellaccio da cucina. C’è poco da scoprire a questo punto, nella sua drammaticità è una vicenda terribilmente chiara.

Ai carabinieri spetta solo il compito adesso di mettere insieme i frammenti di una vita disperata, capire cosa non abbia funzionato tra i due coniugi e quanto la donna temesse un gesto disperato dell’ex marito. Sembra infatti che, ottenuto l’affidamento del bambino, avesse chiesto incontri «protetti» tra padre e figlio. Ma la furia omicida dell’egiziano ha colto di sorpresa anche gli assistenti sociali.

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