Milano - L’ha «scelta» quando ancora era sull’autobus. L’ha vista, e ha deciso di seguirla. Quando la ragazza è scesa, è sceso anche lui. E con lei è entrato nei bagni di un supermercato in zona Rubattino, vicino alla tangenziale est di Milano. L’ha aggredita, per derubarla. Poi, prima di fuggire, l’ha violentata. Ancora un caso di stupro nel capoluogo lombardo, che - secondo il dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno - detiene il triste primato nazionale con 480 episodi nel triennio 2006-2008.
La vittima, questa volta, è una ragazza italiana di 23 anni, una studentessa che a metà mattinata di mercoledì si è trovata improvvisamente a vivere un incubo. Stava viaggiando sul bus della linea 54. Tutto normale, almeno questo credeva. Alla fermata vicino al supermarket, la giovane è scesa. Non per fare la spesa, ma solo per approfittare dei servizi igienici. Di fatto, tra gli scaffali, nemmeno ci è arrivata. Ha preso la porta a destra, subito dopo l’ingresso. Senza accorgersi che il suo aguzzino era dietro di lei. Erano circa le 10 e 50.
L’uomo, descritto come una persona di media corporatura, bianco, sui 35 anni e che parlava l’italiano, l’ha immediatamente raggiunta. Non era armato. Ma gli è bastato usare la forza. Prima le ha strappato di dosso la borsa, rapinandola di 50 euro. Poi l’ha bloccata, e portandosi l’indice al naso l’ha minacciata facendole un segno inequivocabile: «Stai zitta». Quindi l’ha costretta a inginocchiarsi e a subire un rapporto orale. Un incubo che si è consumato nel giro di pochi minuti. Infine, l’uomo si è dato alla fuga, lasciando a terra la sua vittima. La ragazza è subito uscita dal supermercato per sporgere denuncia alla polizia ferroviaria di Lambrate. Del caso, ora, si occupa la squadra mobile di Francesco Messina.
Il fascicolo per violenza sessuale è stato aperto dal pubblico ministero di turno, Tiziana Siciliano. Gli inquirenti ora dovranno visionare i filmati delle telecamere del supermercato, per cercare di dare un volto all’aggressore. Al momento, l’indagine non sembra semplice. Torna così di attualità quello che disse, meno di due settimane fa, il pm Marco Ghezzi, a capo del pool di magistrati milanesi che si occupano di reati contro i cosiddetti «soggetti deboli». Una proposta - aveva spiegato - per rendere più efficaci proprio le inchieste contro gli stupratori. «Poter avere una banca dati delle impronte digitali o meglio del Dna di tutti coloro che vivono in Italia e non solo degli extracomunitari - aveva detto Ghezzi - avrebbe un’efficacia enorme, non solo nelle indagini che riguardano le violenze sessuali, ma anche in quelle per altri reati più gravi come gli omicidi».
L’idea è quella di un «archivio» soggetto «a un sistema di controllo per evitare usi illeciti», ma in ogni caso «una misura utile, perché il progresso delle tecniche rende possibili analisi e accertamenti che solo dieci anni fa erano impensabili e che potrebbero dare risultati immediati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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