Minaccia pro Pal: "Saremo in piazza"

La Procura indaga sui cartelli contro Segre. "Chef Rubio" denunciato dalla Digos

Minaccia pro Pal: "Saremo in piazza"
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Dopo il caso dei cartelli sui presunti «agenti sionisti» esposti alla manifestazione pro Palestina a Milano di sabato con i volti, tra gli altri, di Liliana Segre, Guido Crosetto e Riccardo Pacifici, arrivano in procura le prime denunce contenute in un'informativa della Digos. La Procura di Milano è infatti pronta ad aprire un fascicolo con l'ipotesi di reato di «propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa» nei confronti (per il momento) di due nomi tra cui Gabriele Rubini meglio noto come «Chef Rubio» per aver incitato a segnalare con lo spray le abitazioni di chi sostiene Israele durante un evento organizzato dal partito dei Carc nei giorni scorsi.

Intanto sabato Roma si prepara a una giornata di alta tensione dopo l'annuncio delle organizzazioni pro Palestina di voler ignorare il divieto imposto dalla questura per le manifestazioni annunciate il 5 ottobre.

La decisione di non autorizzare i due eventi organizzati nella Capitale a due giorni dal primo anniversario dell'attacco di Hamas contro Israele e della successiva guerra contro Gaza è stata notificata ai gruppi filo-palestinesi promotori dei cortei per «ragioni di ordine pubblico». Una scelta arrivata anche dopo che se ne è discusso al Viminale nel corso del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal ministro dell'Interno Piantedosi. Le forze dell'ordine hanno inoltre valutato un rischio di infiltrazione di frange antisemite e radicali in particolare alla luce di alcuni slogan del corteo promosso dai gruppi Giovani palestinesi d'Italia, Associazione dei palestinesi in Italia, Unione democratica arabo palestinese, Comunità palestinese d'Italia: «Il 7 ottobre è la data di una rivoluzione». Non è così caduta nel vuoto la denuncia della Comunità ebraica che ha sottolineato il rischio che queste manifestazioni potessero sfociare in «un'esaltazione della strage di israeliani».

Eppure i pro Pal hanno deciso di ignorare lo stop della questura dandosi comunque appuntamento a Roma sabato alle ore 14 a Porta San Paolo (a due chilometri dal ghetto ebraico) facendo circolare una grafica con scritto «il 5 ottobre nonostante i divieti sarò a Roma a manifestare. Contro il genocidio del popolo palestinese. Per la Palestina libera. Per difendere praticandolo il diritto di manifestare».

Così su siti, chat, profili social dei promotori dei cortei si è diffuso un tam tam con appelli a scendere in piazza e ad ignorare il divieto di manifestazione, in particolare i Giovani Palestinesi d'Italia hanno diffuso un comunicato stampa scrivendo: «Scendere in piazza il 5 ottobre è un atto minimo di disobbedienza, contro Israele e i suoi crimini, contro la NATO che ci ha portati nel baratro della guerra, contro il Governo Meloni, prima che sia troppo tardi, prima che non esistano più le libertà fondamentali. Scendiamo in piazza, non ci renderanno complici della protezione e impunità di Israele».

In questo contesto è inevitabile siano state innalzate le misure di protezione su 205 siti sensibili presenti sul territorio italiano: luoghi di culto, scuole, sedi diplomatiche e di compagnie aeree, esercizi commerciali.

Come ha spiegato Walker Meghnagi, presidente della comunità di Milano: «Siamo a un passo dalla caccia all'ebreo e da atti di aperta violenza nei confronti di istituzioni ebraiche religiose e non e dei loro rappresentanti».

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