Premio di maggioranza, doppio turno, liste bloccate, collegi elettorali. Matteo Renzi ha tolto il velo dall'accordo raggiunto sabato con Silvio Berlusconi. Un patto blindato, «prendere o lasciare» ha detto il segretario Pd, senza possibilità di modificare nulla. Ora comincia il lungo e complicato cammino parlamentare. Cerchiamo di capire meglio tutte le novità dell'«Italicum», così è stato battezzato il sistema elettorale che dovrebbe sostituire il «Porcellum».
Una sola
Camera
La prima sorpresa è che alle prossime elezioni politiche voteremo con una scheda soltanto, quella per Montecitorio. Nell'accordo è prevista la radicale trasformazione del Senato in una Camera delle autonomie i cui membri non saranno eletti dal popolo, non percepiranno indennità e non voteranno né la fiducia al governo né le leggi. Questa svolta richiede una modifica della Costituzione; per essere approvato in tempi brevi, cioè senza referendum confermativo, il testo di legge deve essere votato per quattro volte, due in ciascun ramo del Parlamento a distanza di almeno tre mesi, e ottenere nel secondo voto la maggioranza qualificata dei due terzi. Se tutto andrà come spiegato da Renzi, dalle prossime elezioni il potere legislativo spetterà soltanto ai 630 deputati di Montecitorio.
Si voterà con liste bloccate
Gli attuali collegi elettorali saranno smembrati in 120 circoscrizioni di circa 500mila abitanti che eleggeranno ciascuna da 4 a 6 deputati. Le mini-liste saranno bloccate senza possibilità di esprimere preferenze: Renzi li ha definiti «collegi plurinominali». I nomi dei candidati saranno elencati sulle schede.
Niente preferenze
I listini bloccati sono uno dei punti più discussi della riforma perché la Corte costituzionale li ha bocciati. Tuttavia, rispetto al «Porcellum» che sottoponeva agli elettori una lunga lista di nomi per ogni coalizione, l'«Italicum» prevede liste di candidati che possono essere conosciuti più facilmente. I cittadini, almeno nelle intenzioni, dovrebbero dunque esprimere una scelta più consapevole di prima. D'altra parte è dal 1993 che in Italia non si esprimono preferenze per il Parlamento. Renzi ha garantito che i candidati del Pd saranno scelti attraverso le primarie.
Premio di maggioranza
Fino a qui il sistema disegnato è proporzionale con ripartizione nazionale (non per collegio) dei seggi. Ma la riforma vuole tutelare il bipolarismo e la governabilità e mettere la maggioranza al riparo del potere di veto e ricatto dei partiti minori. Perciò è previsto un premio di maggioranza per la coalizione vincitrice. Ma il premio non sarà più automatico come nel «Porcellum». Se una coalizione supera il 51 per cento non avrà bisogno di premi. Se essa supera il 35 per cento dei voti, otterrà un premio variabile tra il 53 e il 55 per cento dei seggi della Camera; in ogni caso il premio non potrà superare il 18 per cento. In pratica, se una coalizione ottiene il 35 per cento avrà il 53 per cento dei deputati (35+18); se ottiene il 36 salirà al 54 per cento; sopra il 37 per cento avrà sempre il 55 per cento dei seggi. E se la coalizione non raggiunge il 35 per cento, quota indispensabile per il premio minimo? È questo il caso delle elezioni dello scorso febbraio, quando il centrosinistra (Bersani) ebbe il 29,5 per cento, il centrodestra (Berlusconi) il 29,2 e il Movimento 5 Stelle (Grillo) il 25,1. In questo caso l'«Italicum» introduce il doppio turno, cioè un ballottaggio nazionale da tenersi dopo 15 giorni tra le due coalizioni che hanno preso il maggior numero di voti. Il vincitore avrà il 53 per cento dei seggi: un premio ampio, giustificato però dal doppio voto dei cittadini. È un meccanismo che ricorda il sistema di elezione dei sindaci, con la differenza che per il nuovo Parlamento non sono previsti apparentamenti: al ballottaggio vanno cioè le coalizioni come si sono presentate al primo turno.
Soglie di sbarramento
Come nel «Porcellum», anche l'«Italicum» prevede un minimo di voti per entrare in Parlamento, e sono limiti più severi che danneggeranno le forze politiche meno rappresentative. Un partito che si presenta all'interno di una coalizione deve superare il 5 per cento, altrimenti la soglia si alza all'8. La coalizione deve superare il 12 per cento. Previsti anche provvedimenti contro le cosiddette «liste civetta», cioè di disturbo. Nulla è stato detto a proposito della tutela delle minoranze linguistiche.
Addio larghe intese
Il sistema è studiato per evitare le larghe intese. Il ballottaggio è infatti obbligatorio se si dovesse ripetere un risultato come quello del 2013. Impossibile prevedere accordi di qualsiasi tipo tra due partiti per evitare il secondo turno.
Governabilità garantita?
L'«Italicum» non prevede vincoli di coalizione. Renzi non ha detto nulla a proposito della formazione dei gruppi parlamentari. Questo è un punto importante che va chiarito. Nel 2013, per esempio, le coalizioni elettorali si sono sfaldate dopo il voto: nel centrosinistra si sono formati due gruppi, Pd e Sel, e analogamente hanno fatto Pdl e Lega Nord nel centrodestra; ma Pd e Pdl hanno votato il governo, Sel e Lega no. E due mesi fa, dopo la cacciata di Berlusconi dal Senato, si è formata un'altra maggioranza con la nascita del Nuovo centrodestra e il ritorno di Forza Italia. Un premio di maggioranza alla coalizione non assicura di per sé la governabilità. Tuttavia, senza la necessità di avere la fiducia al Senato e senza il rischio di larghe intese, la coalizione vincitrice dovrebbe mantenere la coesione interna.
Chi ci guadagna e chi no
Ci guadagnano senz'altro i due partiti maggiori, Partito democratico e Forza Italia, fortemente candidati al ballottaggio.
I partiti minori sono davanti a un bivio: o si mettono assieme per superare la soglia di coalizione del 12 per cento, oppure dovranno allearsi con i maggiori come con il «Porcellum». In caso di ballottaggio il loro peso sarà determinante, ma senza gli apparentamenti i loro voti non si tradurranno in un maggior numero di parlamentari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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