Manca un miliardo, il governo s'impantana sul lavoro

Il ministro Fornero chiede risorse, ma il collega Grilli prende tempo

Manca un miliardo, il governo s'impantana sul lavoro

Roma - Per fare recuperare all'Italia lo «spread di produttività», come ha chiesto Mario Monti, e mettere sindacati e imprese nelle condizioni di fare il loro mestiere, quindi valorizzare la contrattazione di secondo livello - sempre seguendo i recenti auspici del premier - serve come minimo un miliardo di euro. Ma di risorse per trasformare i desideri di Monti in realtà, non ce ne sono.

Al centro della trattativa governo-parti sociali, partita mercoledì con le associazioni datoriali e che proseguirà martedì prossimo con i sindacati, c'è il costo del lavoro. Le richieste vanno dalla riduzione del cuneo fiscale - cioè la differenza tra i costi sostenuti dal datore e quanto il dipendente si mette effettivamente in tasca - al reintegro della detassazione dei premi di risultato che aveva istituito Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro del governo Berlusconi.

Ma nemmeno quest'ultimo obiettivo sembra essere alla portata di sindacati e imprenditori. Gli incentivi alla contrattazione di secondo livello, in particolare destinati ai premi di risultato e agli straordinari, erano stati dimezzati con l'ultima legge di stabilità varata da Giulio Tremonti, che prevedeva però un ritorno degli sgravi a partire dal 2012. Con il decreto Salva Italia, Monti ha però confermato i tagli anche per quest'anno. «E in questo momento - spiegavano mercoledì fonti sindacali - è irrealistico persino chiedere una loro reintroduzione integrale nel 2013».

Due giorni fa, al tavolo con il governo, le associazioni datoriali, da Confindustria a Rete Italia passando per le coop, non hanno insistito su questo punto, tanto da fare apparire Elsa Fornero isolata, con i suoi appelli a tagliare il cuneo. Il ministro del Lavoro ha confermato la linea «sviluppista» anche ieri a Bruxelles: «In questo momento di recessione - ha detto - serve, che ci sia uno spostamento dell'enfasi dalle politiche di stabilizzazione finanziaria a politiche macroeconomiche a sostegno dell'economia reale, che vuol dire occupazione, produzione e reddito per le famiglie». Ma Fornero non sta trovando sponde al ministero dell'Economia. Vittorio Grilli ripete che quando ci saranno risorse saranno sicuramente destinate a questo scopo, ma è esattamente la stessa promessa che riguarda più in generale il taglio delle tasse (il cuneo si riduce abbattendo il peso del fisco e dei contributi nella busta paga). Si farà se e quando ci saranno le risorse. Non è un obiettivo da raggiungere quest'anno e nemmeno il prossimo.

Resta in piedi l'appello di Monti alle parti sociali a dare attuazione all'accordo del 28 giugno del 2011. Cioè realizzare degli accordi aziendali che vadano oltre i contratti nazionali e premino la produttività. Se lo faranno sarà però a costo zero, o meglio, con gli incentivi che sono rimasti in campo. Valgono circa 800 milioni di euro, contro i circa 1,5/1,8 miliardi del vecchio regime.

Martedì sarà la volta dei sindacati. Cgil, Cisl e Uil punteranno ancora sulla detassazione del salario.

La Cisl, in particolare, sulla produttività. «Bisogna moltiplicare i fattori di produzione dei territori», è la richiesta del segretario generale Raffaele Bonanni. Obiettivo condiviso da tutti. Ma mancano le risorse per attuarlo.

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