«Il ministro non ci vuole, ma il lavoro siamo noi»

C'è un convitato di pietra al tavolo sulla crisi convocato dal governo: le agenzie per il lavoro. Che non ci stanno a fare la parte del grande assente: «É sorprendente che il ministro Enrico Giovannini non abbia ritenuto di convocarci», dichiara Antonio Lombardi (nella foto), presidente di Alleanza Lavoro, che, insieme ad Assosomm, l'altra associazione di settore, ricorda al governo il ruolo fondamentale delle agenzie per combattere la disoccupazione, giovanile e non solo. «Siamo soggetti autorizzati dal suo ministero, braccia operative per le azioni politiche a favore dei lavoratori e del buon funzionamento del mercato del lavoro. Presso le agenzie passa una larga parte del disagio di chi è stato espulso dai cicli produttivi e che non trova facilmente lavoro».
Impossibile studiare soluzioni efficaci, ricorda senza mezzi termini Lombardi al ministro, se si taglia fuori questa realtà: «Ci sono oltre tremila sportelli sparsi su tutto il territorio nazionale che tengono il polso di una significativa fetta del mercato. E ancor meno si comprendono le ragioni di questa esclusione se si è consapevoli della capacità delle agenzie di correggere il disallineamento tra formazione scolastica e professionalità richieste dal mercato: mancano artigiani, tecnici specializzati, e noi facciamo formazione mirata. Ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di agire: meno burocrazia, se si vogliono creare davvero nuovi posti di lavoro».
Rosario Rasizza, presidente di Assosomm, richiama il governo alle sue responsabilità: «Non può dimenticarsi di noi: se davvero vuole creare la “buona flessibilità”, coniugando in modo sano e regolamentato le esigenze delle imprese con la tutela dei lavoratori, noi siamo lo strumento adatto».
Da anni, ormai, le Agenzie sono il primo approdo per chi vuole entrare nel mondo del lavoro,su tutto il territorio nazionale, dove hanno formato una rete privata cinque volte più estesa di quella pubblica dei Centri per l'impiego. «In realtà le nostre agenzie hanno un ruolo pubblico - sottolinea Rasizza - e sono perciò sottoposte a controlli rigorosissimi proprio da parte del ministero del Lavoro, fideiussioni comprese: il che va a vantaggio dei lavoratori, che sono certi di essere pagati qualunque sia la forma contrattuale».
In pratica, l'agenzia assume e stipendia direttamente il lavoratore mandato «in missione» presso l'azienda, da cui incassa il corrispettivo.


«Però le imprese che si sono rivolte a noi possono saldare la fattura anche oltre i 90 giorni - precisa Rasizza -: tanto che spesso l'agenzia si trova, involontariamente ma necessariamente, a far da banca alle aziende, per non parlare dei casi in cui anticipiamo stipendi e contributi e non veniamo pagati. Il governo deve tenerne conto: ad esempio, noi chiediamo che la nostra fattura costituisca già titolo esecutivo per il recupero dei crediti che finiscono in contenzioso».

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