Questa è una storia di quelle che, quando hai passato un Natale un po' triste magari per un parente che l'anno scorso c'era e quest'anno manca, ti riaccende una fiammella nel cuore. Un po' come mettersi a sedere davanti al televisore, quando la sera dopo le feste riporta a galla i ricordi della vita quotidiana che inizia domani e vedere il Wild Coyote che insegue Bip Bip con le sue strampalate trappole o il canarino Titti che frega ogni volta Silvestro.
Solo che questa volta non c'è il televisore né la mano della premiata ditta Disney, dietro il fumetto, perché si tratta di una storia vera e non di un cartoon.
È il giorno di Natale a casa MCKenzie Grapengeter, nella lontana Fairbanks (Alaska) e i pochi parenti riuniti attorno al tavolo non hanno voglia di mangiare, né di bere, tanto meno di brindare.
C'è un grande vuoto in casa e proprio in quel posto, vicino al camino dove ardono vecchi rami di abete, corrono gli occhi di tutti, perché è lì accanto che dovrebbe riposare Abby, sul suo guanciale di lana ricoperto dalla stoffa scozzese confezionata dalla nonna con i motivi natalizi.
E invece l'anziana Abby, un cane meticcio raccolto quasi dieci anni prima in un canile della cittadina americana, manca all'appello. È scomparsa, durante una tempesta di neve, il 13 dicembre. L'angoscia dei familiari di Abby è ancora più dolorosa perché il cane è completamente cieco e le possibilità di sopravvivenza a meno 40 gradi centigradi per tanti giorni è ormai diventata una chimera, una fantasia che percorre le menti dei convitati come un vento malinconico che fa cadere le ultime foglie gialle dell'autunno dall'albero di fronte a casa.
Il televisore è spento e mentre mamma confonde le lacrime con il vapore della zuppa che sta bollendo nella pentola sul fuoco, suona il telefono. Suona a lungo perché nessuno vuole alzare quella cornetta, probabilmente foriera di cattive notizie o di auguri completamente fuori luogo, da parte di qualche lontano amico che non sa nulla.
Dei tre figli è la ragazza maggiore che infine strascicando i piedi prende il telefono in mano. «Hello
» Dall'altra parte del filo la voce di un uomo che urla. Ed è un urlo di gioia incontrovertibile: «We found her
Yes, we found Abby alive» (L'abbiamo trovata viva). Come fanno a sapere il nome? Uno scherzo di pessimo gusto? No, niente di tutto questo, semplicemente una vera favola di Natale.
La voce è quella di Mark May, veterinario e allevatore di cani. «L'ho incontrata il 19 dicembre» racconta Marc «Ha corso con la mia muta per circa un chilometro mentre rientravamo ma poi è uscita dal tracciato e siccome avevo con me tanti cani non ho potuto raccoglierla. Ho pensato avrebbe trovato la casa di qualcuno». Invece, il giorno dopo, la sorpresa.
Marc apre la porta e si trova davanti una cagnetta bianca e marrone cieca. È proprio lei, Abby. Il resto, visto che la cagnetta non aveva microchip, lo ha fatto il lato buono di Internet, della Rete. Abby si era dunque persa il 13 di dicembre scorso, durante una di quelle tempeste di neve che compaiono all'improvviso in Alaska.
Il cane ha vagato, al centro del ciclone bianco, incapace di vedere e si è allontanato da casa, non potendo sfruttare gli altri sensi così sviluppati. L'olfatto a meno 40 gradi serve a poco e niente e l'udito non riceve altro che il rumore assordante delle sciabolate di ghiaccio nella tempesta.
Abby cammina verso lo sconfinato nulla dell'Alaska scavando una buca nella neve per riparare il corpo dal gelo notturno.
Poi, calmata la tempesta, il fiuto l'ha portata davanti alla casa di Marc.
Ora Abby sta bene e dorme sul suo guanciale sognando di avere visto renne, mute di cani e Babbo Natale in uno sconfinato scenario di neve e ghiaccio.
Un po' in ritardo, ma Buon Natale Abby, anche da noi, così lontani ma così vicini.
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