«Montezemolo in campo? Deve fare i conti con noi»

RomaLuca Cordero di Montezemolo punta a “costruire una grande forza popolare, riformatrice e autenticamente liberale, un approdo per gli italiani liberali, democratici e riformisti”. Onorevole Mariastella Gelmini non le sembra che il centro moderato sia sempre più affollato?
«Ben venga la concorrenza nell'area moderata visto che il confronto è il sale della democrazia. Ma chi scende in campo in quest'area non può non fare i conti con il Pdl. Noi ci siamo e nonostante tutto quello che è accaduto siamo al 20 per cento. Il Pdl è l'architrave del centrodestra: non credo che Montezemolo possa fare tutto da solo. Occorre unire tutte le forze liberali altrimenti lasciamo il paese in mano alla sinistra. Quella di Bersani alleato con i Vendola, i Di Pietro. La sinistra di Fassina, della Bindi, insomma la sinistra che prenderà ordini dalla Cgil».
Crescita, fisco, rilancio dell'occupazione sono i vostri cavalli di battaglia ma ora siete in tanti a battervi su questo fronte.
«La discesa in campo di Montezemolo è un fatto positivo così come l'impegno di persone della società civile. Purché poi ci sia una convergenza, indispensabile ai fini della governabilità».
Non sembra ci sia disponibilità ad alleanze anche se Montezemolo dice di voler dialogare con le persone responsabili del Pdl. Ma chi sono?
«Non ne ho idea, bisognerebbe chiederlo a Montezemolo. Noi sosteniamo l'agenda Monti ma vogliamo andare oltre. Abbiamo un progetto per la crescita di questo paese che mette al centro le imprese e il settore produttivo. L'apertura di Montezemolo al dialogo è un segno positivo e mi auguro non voglia fare lo stesso errore di Casini, preoccupato soltanto di trovare un suo spazio e non della governabilità: il primo obbiettivo per il Pdl».
Però gli elettori di centrodestra vi hanno già votato per avere quelle riforme e ancora le aspettano.
«È vero siamo riusciti soltanto in parte. Ma abbiamo sempre dovuto remare controcorrente. Basti pensare agli attacchi della sinistra sui tagli alla spesa pubblica o quando abbiamo affrontato l'articolo 18 o la riforma della giustizia. E comunque gli elettori non possono avere la certezza che i nuovi soggetti politici con uno schiocco di dita riescano ad attuare una rivoluzione liberale arrivando dove noi non siamo arrivati. Il Pdl ha l'esperienza ed ha le competenze. Voglio dirlo: il volto del Pdl non è il faccione di Fiorito. Ci sono tanti bravi amministratori. Penso a presidenti di Regione come Renzo Tondo in Friuli al vicepresidente Marino Zorzato in Veneto e a tanti sindaci e consiglieri comunali. C'è una classe dirigente capace presente sul territorio. La rivoluzione liberale possiamo farla tutti insieme».
Anche con la Lega?
«Con la Lega abbiamo varato importanti riforme e governiamo ancora insieme importanti regioni e comuni».
Ma i leghisti vi rimproverano l'appoggio a Monti.
«Lo so. Maroni ce lo ricorda tutti i giorni. Ma deve essere chiaro che noi appoggiamo il governo per senso di responsabilità e non per convenienza di partito. La Lega non ha voluto sporcarsi le mani votando provvedimenti molto impopolari ma così ha badato più al suo elettorato che non all'interesse del paese. Voglio dire però a Maroni che noi non siamo stati e non saremo mai il tappetino di questo governo. L'agenda Monti su crescita e produttività è stata molto deludente mentre noi ci siamo battuti concretamente per la compensazione tra debiti dello Stato e crediti dei cittadini, per il pagamento dell'Iva all'incasso delle fatture e per migliorare la riforma Fornero. Confermiamo gli impegni presi da questo governo anche nei confronti dell'Europa ma andiamo oltre puntando alla crescita e su questo punto la convergenza con Maroni è completa».
Quali provvedimenti chiedete a questo governo?
«L'applicazione dei costi standard del federalismo così che sia facile distinguere tra buoni e cattivi amministratori. È una battaglia della Lega che noi condividiamo pienamente.

Poi proponiamo il taglio del cuneo fiscale attraverso il riordino degli incentivi e la detassazione dei premi di produttività».
Monti bis?
«La disponibilità di Monti è un fatto importante e questa volta saranno gli elettori a decidere».

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