Monti ai poteri forti: "Ci avete abbandonato" E ringrazia la Merkel

SuperMario tra autocritica e frecciate a Corriere e Confindustria: "Potevamo fare di più, però siamo stati rapidi". E avverte: "La politica non insegua l'ansia del breve termine"

Monti ai poteri forti:  "Ci avete abbandonato" E ringrazia la Merkel

Roma - Molti argomenti di difesa, qualche tesi d’accusa, un po’ d’autocritica. È un discorso carico di amarezza ma preoccupato di recuperare fiducia quello che Mario Monti fa al congresso dell’Acri a Palermo. «Il mio governo e io - esordisce il premier, in videoconferenza - abbiamo sicuramente perso in questi ultimi tempi l’appoggio che gli osservatori ci attribuivano dei cosiddetti poteri forti: non incontriamo il favore, in questo momento, di un quotidiano che si dice rappresenti i poteri forti, né della Confindustria». Monti si consola con le lodi del presidente dell’associazione delle Fondazioni bancarie e delle Casse di risparmio, Giuseppe Guzzetti: «Scopro oggi che il potere fortissimo dell’Acri apprezza la nostra azione». Anche grazie a istituzioni così, assicura il premier, «riusciremo a risollevarci».

All’esecutivo dei tecnici, chiamato a Palazzo Chigi per salvare il Paese dal baratro della crisi, serve un clima di emergenza che ricompatti l’eterogenea maggioranza e il Professore avverte: «Nell’ultimo anno l’Italia ha attraversato momenti difficili che non sono purtroppo dietro le spalle». Il discorso sarebbe stato più efficace se nelle stesse ore non fosse saltato il decreto sviluppo, ma il Professore afferma che se non si accompagnano alle politiche di rigore più «incisive politiche per lo sviluppo», «gli effetti sociali della crisi rischiano di aggravarsi ulteriormente».

Poi inizia l’arringa difensiva, pur con qualche mea culpa: «Avremmo potuto fare di più e meglio». Monti spiega che l’azione del suo governo guarda lontano e che i benefici futuri saranno superiori ai sacrifici di oggi. Non è vero, assicura, che si è perso «lo slancio riformatore», come a volte l’opinione pubblica denuncia. Anzi, con l’aiuto dei cittadini, è stato iniziato «un discorso serio di riforme strutturali». Fatte sottolinea il premier, «con incisività», anche quando dovevano infrangere e scardinare, «tabù intoccabili», in una prospettiva di «maggiore protezione sociale».

Monti pensa, in particolare, alla riforma delle pensioni, che è «strutturale» e apprezzata all’estero, anche se è comprensibile che in certi casi i disagi appaiano intollerabili nel breve termine. E pensa alla riforma del mercato del lavoro, «molto sottovalutata in Italia, soprattutto da coloro che, come il sistema delle imprese, ne saranno i principali beneficiari».
Il premier parla al Paese, ma cerca di tranquillizzare l’Europa. In particolare, la Cancelliera tedesca Angela Merkel. «Il rigore dei conti pubblici, lo dico a scanso di equivoci, non è in discussione. Questa deve essere una convinzione radicata in tutti i Paesi. Dobbiamo essere grati a chi ha tracciato la strada. È il caso della Germania». Non manca qualche critica a Bruxelles: «Le istituzioni europee hanno agito in modo tardivo, miope e unidirezionale». Ma il premier si dice «fiducioso» che finalmente l’Europa prenda «decisioni difficili e importanti per la costruzione comune».

Una che non può essere rimandata riguarda gli eurobond, argomento che non deve dividere gli Stati europei. Il Professore parla anche di forme per incentivare al rientro dal debito pubblico gli Stati già impegnati nel consolidamento fiscale e nelle riforme strutturali, facilitando così il Fiscal compact. Per Monti ci vuole più integrazione europea, unione fiscale e finanziaria, non solo bancaria, più fiducia nella moneta unica.

«Dobbiamo spezzare - dice - il circolo vizioso tra la crisi del debito sovrano e la vulnerabilità del sistema bancario». E potrebbe essere utile un sistema europeo di «sorveglianza più integrata sui sistemi finanziari», che permetta di risolvere le crisi bancarie.

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