La situazione è grave e non ci si può permettere alcun tentennamento. Per cui, caro Cav, aiutami tu. Questo il senso dell’incontro tra Berlusconi e Monti, avvenuto ieri dopo il grande gelo seguìto al pasticcio del governo sulle frequenze tv. Da palazzo Chigi non filtra alcunché, segno che il momento è di quelli tosti. Così, dal summit blindatissimo tra Monti e il sottosegretario Antonio Catricalà da una parte e il Cavaliere, Gianni Letta e Angelino Alfano dall’altra, escono scarne notizie. Una colazione durata circa tre ore, al termine della quale Berlusconi ha voluto dare un segnale preciso. Da palazzo Chigi s’è trasferito nell’attiguo palazzo di Montecitorio per votare la fiducia al governo. Un gesto che ha il suo peso, soprattutto nei confronti dei tanti malpancisti che albergano nel Pdl, ormai esasperati nel dover assegnare fiducie su fiducie al Professore.
Il quale non ha nascosto la sua preoccupazione al predecessore: se salta la Grecia - e ormai Atene sembra spacciata - siamo tutti nei guai. Questo il senso del ragionamento del premier, visibilmente teso. La sua «strana maggioranza» deve dare prova di avere nervi saldi, specie in questo momento delicatissimo. L’emergenza non è passata, anzi. Se possibile s’è aggravata. Se le elezioni greche vedranno sconfitte le forze pro Europa (cosa scontata ormai) Atene uscirà dall’euro. Un colpo durissimo per l’Europa che presumibilmente verrà ulteriormente attaccata dagli speculatori. Il mostro spread sarà destinato a crescere ancor di più, portando in alto i tassi d’interesse da pagare a chi ci presta denaro. Tradotto: serviranno altri soldi, altri sforzi, altre risorse se vogliamo rispettare le nuove regole sul pareggio di bilancio. E sulla disciplina nei conti pubblici Monti non è disposto a fare passi indietro, convinto com’è che il rigore è necessario seppur non sufficiente. La battaglia per la crescita continua ma ad oggi la situazione resta tesa, tesissima. Soprattutto se lo spread non si abbassa.
Un disastro. In pratica tutti i sacrifici fatti fino ad ora non basterebbero più. Non solo: c’è pure lo spettro dell’effetto domino da tenere in conto. Se salta la Grecia, le grane potrebbero arrivare subito per Portogallo, Spagna e Italia. Uno scenario devastante. Ecco perché non bisogna mollare. Non adesso. Berlusconi capisce la gravità della situazione. In questo momento Monti è metaforicamente parlando in ginocchio davanti al Cavaliere. Chiede aiuto, appoggio, sostegno. E Berlusconi glielo concede, seppur obtorto collo. Non solo: «Le do un consiglio, presidente - dice il Cavaliere - dia fiducia agli italiani, infonda ottimismo. È fondamentale in momenti come questi». Monti annuisce e prende nota. Il Cavaliere, poi, riporta il malumore del suo partito. Sia per le tasse eccessive sia per il caso della maggioranza variabile in Commissione giustizia alla Camera. Il Cavaliere sa, in ogni caso, che alternative non ce ne sono e l’ipotesi dello «stacco della spina» è da escludere. Dai sondaggi l’esito sarebbe ingovernabilità e incertezze. Allora sì che saremmo come Atene.
Ecco perché, uscito da palazzo Chigi, Berlusconi si dirige alla Camera dove è preso d’assalto dai cronisti: «Com’è andato l’incontro? Se sono qui a votare la fiducia...», dice allargando le braccia. Poi, ai deputati che lo circondano, ripete: «Il governo deve andare avanti, fino alla fine della legislatura, perché se staccassimo ora la spina, ci addosserebbero tutta la responsabilità di averlo fatto cadere. Non possiamo permetterci una crisi di governo». In quel momento ha davanti l’onorevole Mussolini che indossa una maglietta dal messaggio inequivocabile: un «Ma anche... No», con il «No» a caratteri cubitali. Berlusconi legge, sorride e ammette: «Eh... Non si può». Sull’incontro con il premier anche il Cavaliere non scende nei particolari: «Abbiamo parlato di tutto ed è stato un incontro molto franco e positivo. Dobbiamo andare avanti», dice ai suoi in Aula. Ma più tardi confiderà: «È andato bene ma sono uscito con le stesse perplessità di quando sono entrato». Non a caso l’onorevole Daniela Santanchè lascia un messaggio su twitter: «Berlusconi ha votato la fiducia a Monti. È proprio vero che l’apparenza inganna».
Nel menu del summit, anche i nomi per viale Mazzini. Il premier avrebbe fatto il nome di Francesco Caio, amministratore delegato di Avio, come nuovo direttore generale della Rai e di Lucrezia Reichlin come presidentessa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.