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Monti ha sbagliato i conti: addio tesoretto da 8 miliardi

Saccomanni corregge le stime del governo dei Prof su Pil e deficit. L'Italia crescerà meno del previsto: niente eccedenza per lo sviluppo

Monti ha sbagliato i conti: addio tesoretto da 8 miliardi

Roma - Fabrizio Saccomanni ha avviato una due diligence sui conti pubblici ricevuti da Vittorio Grilli. «È la prassi ad ogni cambio di governo», commentano al ministero dell'Economia. In realtà, all'attuale inquilino non quadrano i conti e le previsioni macroeconomiche per il prossimo anno. Teme - forse a ragione - che la crescita stimata per il 2014 possa essere ampiamente inferiore a quella stimata. L'Ocse - tanto per fare un esempio - prevede che il prossimo anno il Pil italiano possa aumentare non oltre lo 0,4%; mentre, ai tempi di Grilli, il ministero aveva previsto un incremento dell'1,3%.
In realtà, il quadro è ben diverso. Nel primo trimestre di quest'anno, il Pil è diminuito del 2,3%. «Visto l'andamento - spiegano nei principali centri studi - la crescita del prossimo anno è più vicina allo 0,3% che all'1,3% stimato dal governo». A via Venti Settembre sono meno negativi. Credono che il dato dell'Ocse sia estremamente pessimistico. La due diligence non è ancora completata, ma i tecnici ritengono che le nuove previsioni possano bloccare la crescita del prossimo anno ad un aumento del Pil vicino allo 0,7%; comunque, sotto l'1%. Se così fosse, le conseguenze sarebbero due. La prima: scomparirebbe ogni forma di vero o presunto «tesoretto». La seconda: ogni stimolo alla crescita arriverebbe unicamente dal rimborso (considerato un'una tantum da Bruxelles) dei debiti della Pubblica amministrazione.

Tesoretto scomparso Con un Pil che cresce dello 0,7%, il deficit del 2014 salirebbe - automaticamente - dall'1,8 previsto al 2,1%. A questo andrebbe sommato un altro mezzo punto, dato dal costo degli interessi maturato sull'aumento del debito pubblico per rimborsare il debito cumulato delle pubbliche amministrazioni; ed arriviamo al 2,6%. Considerato che i patti europei impegnano tutti i paesi a ridurre il deficit di mezzo punto all'anno, e che il 2013 lo chiuderemo al 2,9%, l'Italia farebbe scendere il proprio indebitamente di uno 0,3%: dal 2,9 al 2,6. Troppo poco. Al contrario, con le previsioni (ottimistiche) del governo Monti, l'Italia avrebbe avuto la possibilità di spendere a sostegno della crescita almeno 8 miliardi di euro (il «tesoretto»); oltre a quelli che si liberano automaticamente con l'uscita dalla procedura d'infrazione. Saremmo passati da un deficit 2013 del 2,9 ad uno del 2014 dell'1,8; la correzione richiesta era di 0,5, quindi si potevano destinare alla crescita 0,6 punti di Pil: 8 miliardi. L'erosione del Pil rende quest'operazione impossibile, salvo miracoli della diplomazia europea.

Rimborso debiti Il Parlamento dovrebbe convertire entro la prossima settimana il decreto che stabilisce il rimborso dei debiti delle pubbliche amministrazioni. Si tratta di 40 miliardi. Il 28 marzo scorso, però, quando ancora vestiva la divisa di Bankitalia, l'attuale ragioniere generale Daniele Franco aveva stimato che tali debiti ammontano a 91 miliardi. Ed oggi Franco è chiamato a reperire le risorse per colmare la differenza.
Questi 40 miliardi avranno un impatto positivo sulla crescita. Il ministero dell'Economia stima che sia pari allo 0,2% del Pil quest'anno e dello 0,7% nel 2014. Piccolo particolare. Il contributo alla crescita determinato da questa misura coincide con la previsione di crescita complessiva che dovrebbe uscire dalla due diligence avviata da Saccomanni. Il rimborso dei debiti sarà quindi l'unico stimolo netto alla crescita che verrà nel 2014. Ma vuole anche dire che, dei 40 miliardi, solo 10 arriveranno all'economia diretta (lo 0,7% del Pil) sottoforma di liquidità. Il resto verrà assorbito dal rimborso dei debiti accesi dalle imprese per colmare finanziariamente il ritardo dei pagamenti dello Stato. Anche questi arriveranno all'economia - assicurano a via Venti settembre - ma in modo indiretto e tale da non condizionare la crescita.

E nemmeno i bilanci degli intermediari finanziari: saranno gli ultimi a essere rimborsati e non rientrano nella prima tranche dei 40 miliardi, aperta ai professionisti. Ma nel 2014, garantisce al Senato il relatore di maggioranza Antonio D'Alì (Pdl), sarà pagato l'intero stock.

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