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Monti lavora al manifesto programmatico: "Finisce qui, non per i Maya"

Il Prof pronto a presentare il documento con cui cercherà l'appoggio di centristi e Pd. Tra i punti cardine la trasparenza dei candidati che lo sosterranno

Monti lavora al manifesto programmatico: "Finisce qui, non per i Maya"

"Il presidente ha comunicato la propria intenzione di recarsi dal presidente della Repubblica per rassegnare nelle sue mani le dimissioni del Governo appena finito il Consiglio dei ministri. Il Consiglio ne ha preso atto". Lo spiega la nota di Palazzo Chigi sulla riunione del Cdm di oggi pomeriggio.

I sacrifici degli italiani "non vanno dissipati", il cammino delle riforme è appena iniziato, una svolta per l’Italia "è possibile". I toni con cui Mario Monti parla allo stabilimento Fiat di Melfi sono già quelli di chi indica al Paese la strada da seguire anche per il futuro. Domenica la conferenza stampa di fine anno con la "pubblicazione" del documento programmatico. Poi si darà qualche giorno per sondare le reazioni degli altri partiti al manifesto. Solo a quel punto, dicono i ben informati, il Professore terrà una conferenza stampa per sciogliere la riserva sul suo impegno futuro. "Un anno fa questo governo era al varo - ha annunciato Monti - oggi invece, non per colpa della profezia Maya, dovremo terminare il ruolo".

Massima trasparenza (finanziaria e patrimoniale) sarebbe il principio che Monti chiederà venga rispettato per i candidati delle liste che lo sosterranno alle prossime elezioni. Secondo una indiscrezione pubblicata dal Corriere della Sera, il premier starebbe lavorando a un discorso che suona più come un "appello" agli italiani che sia "in grado di scuotere il Paese e il suo dibattito". "Sicuramente ci saranno sorprese. Non sarà un discorso leggero - ha spiegato una fonte vicina al Professore - il capo del governo ha voglia di comunicare idee, soluzioni della crisi, proposte di modernizzazione del Paese, che non sono mai state presentate ai cittadini. In questo quadro sta elaborando proposte che sicuramente faranno molto discutere, orienteranno il dibattito dei giorni successivi". Tra queste appunto il principio alla trasparenza che lo stesso Monti avrebbe chiesto che sia rispettato per tutti i candidati delle liste che lo sosterranno. Ad ogni modo, tutto sarà più chiaro nelle prossime ore quando, in occasione della conferenza stampa di fine anno, verrà reso pubblico il manifesto. "Se verrà sciolta la riserva, ovvero se il premier autorizzerà a usare il suo nome, diventerà il programma che verrà abbracciato da una lista unica al Senato e da più liste alla Camera - si legge sul Corriere della Sera - tutte dovrebbero avere la dicitura 'Italia con Monti', anche se non mancano problemi legati alla raccolta delle firme, alla scelta dei candidati, all’individuazione delle persone migliori".

Ieri sera il segretario del Pd Pier Luigi Bersani aveva sottolineato la propria contrarietà ai partiti "personali", Eppure, qualora dovesse decidere di canidarsi, la campagna elettorale verrà tutta incentrata sulla figura di Monti e sul suo programma. Le parole pesanti pronunciate ieri a Melfi contro un sindacato "aggrappato a un passato che non ritornerà" sembrano confermare l’interesse con cui, anche da Palazzo Chigi, si guarda alla possibilità che si possa spaccare l’asse tra Bersani, Nichi Vendola e la Cgil. Del resto, nelle conversazioni dei centristi, la condizione che il Pd "scarichi" il Sel viene posta come pregiudiziale per avviare un dialogo con Bersani, anche dopo il voto.

E uno degli obiettivi della "pubblicazione" del manifesto sembrerebbe proprio questo, far fare i conti al Pd e a Sel con un programma di governo vero e proprio.

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