Monti si ritrova solo: due italiani su tre non gli credono più

Il premier in caduta libera: per il sondaggio di Swg la fiducia è al 33%. Dal giorno della nomina consensi dimezzati

Monti si ritrova solo: due italiani su tre non gli credono più

Roma Due italiani su tre non cre­dono in Mario Monti. Il calo di fi­ducia degli italiani nei confronti dell’operato del nostro premier ha toccato il punto più basso. Da quando ha giurato nelle mani del presidente della Repubblica (il 16 novembre), il premier ha perso più o meno la metà dei «sostenito­ri ». A rivelarlo è l’ultimo sondag­gio commissionato alla società Swg dalla trasmissione Agorà (Rai3). Ad oggi soltanto il 33% de­gli intervistati ha ancora fiducia nell’operato di Monti e del suo go­verno (il 75% degli intervistati, inoltre, ritiene che l’operato del governo sia stato poco/per niente efficace). Mai così in basso la fidu­cia nei confronti del presidente del Consiglio e, soprattutto, in co­stante (e per il momento) inarre­stabile calo. Basta andare a rivedere i risulta­ti ottenuti da un sondaggio com­missionato da La7 all’istituto Ipr del 25 maggio scorso. Dopo il voto amministrativo del 24 maggio nemmeno la metà degli intervista­ti a­veva fiducia dell’azione del go­verno Monti (47%). L’istituto poi offriva anche un prospetto del ca­lo di consensi ( virtuali).

Prima del­lamanovrafinanziaria (1˚ dicem­bre) la fiducia era del 62%. A di­stanza di un mese ( dopo la mano­vra) il consenso era calato di dieci punti. Il 28 marzo era scesa al 55% e il 26 aprile (mentre il dibattito po­litico era tutto incentrato sull’Imu e sul peso delle tasse) si attestava al 51%. Che le cose non si mettesse­ro bene per l’immagine dell’ese­cutivo era chiaro già l’11 giugno scorso quando è uscito il sondag­gio Ipr Marketing (commissiona­to da La7) che proponeva agli in­tervistati una domanda molto semplice (e in linea con tutto il ru­more provocato dagli ultimi scan­dali calcistici): «Scommetterebbe ancora su Mario Monti?». Più del­la metà (ovvero il 54%) non osava tanto. E solo il 42 per cento avreb­be­puntato qualcosa sul futuro del­la squadra dei tecnici.

Il presiden­te del Consiglio fa le mostre di re­stare imperturbabile di fronte a questo progressivo calo dei con­sensi. E a Berlino, dove si trovava mercoledì per ricevere il premio Responsible Leadership Award (tu guarda le coincidenze), ha ri­sposto con garbo: «Non devo af­frontare gli elettori, come i leader in genere fanno, ma un Parlamen­to dove ottenere la fiducia. Que­sto mi rende però molto più re­sponsabile, non meno». Insom­ma ha fatto spallucce, ma con stile e sensibilità istituzionale. Sempre in tema di consensi, le cose si mettono, invece, decisa­mente bene per il «volto nuovo» dell’agone politico. Beppe Grillo sale. Il suo Movimento 5 stelle ha raggiunto quota 21% nelle inten­zioni di voto raccolte dalla Swg, di­ventando virtualmente il secon­do «partito» (le virgolette sono d’obbligo,vista l’idiosincrasia del comico genovese nei confronti di questi soggetti politici).

Davanti a sé soltanto il Partito democratico che raccoglie il 24 per cento delle intenzioni di voto. Il Movimento 5 stelle, secondo il sondaggio, sale dello 0,8% rispetto all’ultima rile­vazione della scorsa settimana. Scende ancora il Pdl che perde quasi mezzo punto rispetto alla settimana scorsa arrivando al 15 per cento.Tra gli altri partiti segn­a­liamo il calo dell’Unione di centro di Pier Ferdinando Casini con il 5,7% (era al 6) .

Segno meno anche per l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro.Il partito dell’ex toga perde lo 0,6, fermandosi così al 5,5%.

In totale le forze presenti in Parla­mento possono contare sull’ap­poggio del 60% degli italiani (o me­glio di coloro che dichiarano che non si asterranno dal voto nella prossima tornata elettorale). Quindi il 40% delle intenzioni di voto espresse dal sondaggio ri­guardano soggetti politici che non sono rappresentati alle Came­re. Cresce infine il partito del «non voto» (dal 42,2 al 45,8).

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