Roma - Il piano di Monti: vincere senza correre. Il premier, come sempre, non ama parlare del suo futuro politico.
Più volte il Professore ha glissato sulla successione a se stesso, ripetendo come un mantra il suo refrain: penso che l'Italia, dopo di me, sarà in grado di dotarsi di un governo, espressione di una maggioranza politica. Ipotesi di scuola, lontana dalla realtà. Anche il Professore lo sa, visto che i sondaggi piombano anche sulla sua di scrivania. Molto più probabile che le prossime elezioni politiche diano come esito il caos. E non è affatto escluso che, di fronte a un Parlamento balcanizzato, venga richiesto a Monti di prendere il timone del Paese. Sul punto il Professore ha sempre glissato, alimentando - a seconda dei partiti - timorose diffidenze o fiduciose aspettative. Di certo Monti non ama sentirsi tirare per la giacchetta e difficilmente si presterà a fare da bandiera a chicchessia. Tuttavia il Professore sa bene che un suo governo legittimato dal voto popolare avrebbe molto più forza rispetto a quello attuale, sorretto dai mal di pancia e dai continui veti dell'Abc. A ricordargli il necessario passaggio attraverso le urne è sempre stato il Pdl ma anche nel Pd in tanti la pensano allo stesso modo. Un Monti bis? Solo col sì degli elettori. Nelle ultime ore s'è pure ventilata questa ipotesi. Ma se dall'entourage del premier è silenzio tombale, nel Palazzo una lista Monti è vista come poco probabile.
Soprattutto perché è fresco un sondaggio realizzato dall'Istituto Swg, in esclusiva per Agorà. Una lista del Professore avrebbe infatti l'8,5 per cento. Si piazzerebbe quindi quarto dopo Pd (25%), Movimento 5 stelle (18,5%), Pdl (14,8%). Certo, sommando l'8,5% al 5,4% dell'Udc e al 2,2% del Fli (i due suoi sponsor più convinti), Monti arriverebbe al 16%. Che non è poco ma non è neppure sufficiente a sbaragliare gli avversari e scendere ufficialmente in campo. Per cui è meglio tenere la strategia dell'ombra. Stare dietro, in silenzio, nascosto. Anche perché le variabili sono tante. Troppe. Quando si vota? Come si vota? Chi sarà a dare le carte? Tanti nodi che aspettano di essere sciolti e che potrebbero cambiare la situazione attuale anche se la prospettiva più gettonata rimane quella di un pasticcio elettorale dove non vincerà nessuno. E sarà allora che il Professore potrebbe rientrare a Palazzo Chigi. Non dalla porta principale ma, ancora una volta, dalla finestra. A spingerlo, il rischio di far la fine della Grecia dove si è votato due volte nel giro di pochi mesi, finché in Parlamento non s'è avuta una maggioranza in grado di votare il programma di austerity. Ma dalla sua Monti ha altre forze determinanti: Washington, le principali cancellerie europee e le istituzioni Ue. Sebbene i contrasti con la Merkel non siano mancati, la Cancelliera non fa misteri di tifare per Monti con il quale - ha ricordato pochi giorni fa - «ho sempre lavorato bene». E poi i vari Van Rompuy, Barroso e tutta la nomenklatura delle istituzioni europee, di cui Monti si sente al contempo padre e figlio.
Quindi che fare? Aspettare il diluvio o rompere gli indugi, e giocarsi la partita sul campo elettorale? Monti attende, i montiani no. Già oggi, infatti, ItaliaFutura accende i motori.
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