Politica

Monti spiazzato dalla minaccia di D'Alema

L'esponente pd: "La sua candidatura moralmente discutibile". Il premier: "Ascolto i consigli di chi stimo"

Monti spiazzato dalla minaccia di D'Alema

Roma - Il siluro è arrivato, ha colpito ma non affondato. Un fuoco ex amico, diciamo, sparato dal cacciatorpediniere dalemiano attraverso le colonne del quotidiano più vicino al premier. Avvertimento in piena regola: «Monti non si deve candidare, sta logorando la sua immagine, è moralmente discutibile scendere in campo contro la principale forza politica che l'ha voluto e lo sostiene...».
Ma per fermare il Professore ormai ci vorrebbe ben altro dei disperati tentativi del Pd di blandirlo o minacciarlo. Monti quel fuoco l'ha già messo nel conto, se l'aspetta via via che la propria scelta di campo sarà più chiara. Come riferito dal presidente lussemburghese dell'Eurogruppo, Juncker, ormai questione di ore: «Monti prenderà iniziative nei prossimi giorni». Il futuro del premier italiano è ormai talmente legato al futuro delle questioni europee, che «ne abbiamo parlato molto in margine al Consiglio europeo e ancor di più al vertice del Ppe», ha detto Juncker.
Questa connessione, così come le pressanti ingerenze straniere, sono ulteriori motivi per non cedere. «Dobbiamo sdrammatizzare la sensazione di stranezza di fronte a manifestazioni di questo tipo», dice Monti. Limitandosi, a proposito della sua candidatura, a rinviare a quando «sarà opportuno» parlarne. «Qualunque cosa faccia nel futuro, sarà nel segno dell'Europa». Ma ciò che forse non s'attendeva, e che non ha mandato giù è stata l'intensità dell'attacco dalemiano. «I consigli, soprattutto quando vengono da persone autorevoli e che stimo molto, e alle quali ho chiesto consigli in passato, li prendo sempre in considerazione», s'è schermito con i giornalisti. Non inganni la battuta, che forse nasconde anche un filo di ironia, perché il premier dell'intervista ha discusso a lungo con i suoi più stretti collaboratori. Specie della parte più insidiosa, quell'accusa d'immoralità presa dal premier come uno schiaffo. E che contiene una parte d'ingratitudine e una d'arrogante protervia, ma anche un pizzico di verità: come portare avanti una campagna elettorale per una lista di centro, senza contraddire chi è stato particolarmente leale con il governo? Il ragionamento di Monti però dicono non abbia concesso nulla ai nuovi avversari: «È del tutto legittimo che io possa difendere il mio lavoro e la mia agenda. Un'agenda che non cambio e che non dovrà cambiare neppure per l'Italia».
Questo in fondo è ciò che chiedono le cancellerie europee e il presidente americano Obama. Questo il mandato cui il Professore non vuole venir meno, e che - in un'intervista al sito dei francescani di Assisi - sembra prendere quasi la forma del messaggio che il premier vorrà far passare in campagna elettorale: «Dobbiamo servire gli altri, non servirci degli altri, non anteporre l'interesse di parte al bene comune, dobbiamo occuparci della cosa pubblica con distacco da interessi e ambizioni personali». «L'Italia non è deragliata e ce la farà», dichiara ancora Monti, che si richiama a San Francesco e a Benedetto XVI, laddove invita alla «necessità di vivere con coerenza». Su questo si batterà: sulla credibilità che occorre per continuare il lavoro di «riparazione del Paese». Dunque, responsabilità verso se stessi e verso i partner europei e mondiali. Quasi un progetto politico già compiuto, come si vede, che ha trovato nella partecipazione all'assemblea del Ppe dell'altro giorno il corollario di una scelta di campo precisa, non più da «tecnico» bensì da politico. Prova ne sia l'animazione suscitata nei centristi. E, soprattutto, l'allarme massimo generato nel Pd.

Napolitano cerca di tranquillizzare i partner stranieri sul futuro dell'Italia: nessun allarme per il dopo Monti, anche il prossimo governo manterrà gli impegni assunti in Europa. Lo assicura il capo dello Stato parlando agli ambasciatori di tutto il mondo ricevuti al Quirinale per la cerimonia degli auguri di Natale. «Non ci si lasci allarmare dalle tensioni che hanno investito nei giorni scorsi il governo Monti provocandone le dimissioni - ha dichiarato Napolitano - questo difficile passaggio sarà superato». Insomma, pure se ci saranno le elezioni anticipate «gli assi portanti delle nostre relazioni internazionali non cambiano, come non cambia il rispetto degli impegni presi».

Perché, ha spiegato Napolitano, il «banco di prova del senso di responsabilità e della vocazione europea di ogni forza politica sarà il non mettere a rischio i progressi conseguiti dall'Italia attraverso sforzi intensi e sacrifici dolorosi».

Commenti