La grande finanza mondiale e i banchieri italiani. La maggioranza di Confindustria. Il presidente americano Obama e la cancelliera tedesca Merkel, assieme a gran parte dei premier della Ue. Massoneria e Vaticano. Davvero troppi interessi e troppo importanti, perché il premier Mario Monti possa restare insensibile. Il partito del premier parte del suo «lato B»: il mondo che lo sostiene, lo invoca e lo pressa, talora in modo palese e mai lesinando dichiarazioni di stima. Dettate non solo dalla simpatia e autorevolezza conquistate negli incontri di vertice, ma neppure soltanto dall'interesse che l'Italia superi le prove dei mercati e non trascini l'Europa nel baratro.
All'indomani dell'approvazione della legge di stabilità (il 21), il Professore in un crescendo farà conoscere le modalità di una discesa in campo ormai ineluttabile. Trattandosi non certo di persona avventata, è già fitto e metodico il lavoro di preparazione, svolto in parallelo all'attività di governo. Qualcosina già trapela: per esempio l'incontro avuto con il professore D'Alimonte, esperto di flussi elettorali, che si dice l'abbia rassicurato sulle potenzialità di una lista a lui ispirata (forbice dal 15 per cento al 20). Molto, però, conteranno i nomi in lizza. Monti condivide le perplessità di Montezemolo e altri nella presenza di vecchie volpi della politica, che alienerebbero tanti elettori già disgustati. La fila davanti la sua porta a Palazzo Chigi è lunga, ma il premier l'apre con circospezione. Vuole restare super partes il più possibile: così anche i suoi messaggi ne escono rafforzati, questo il suo pensiero. Ieri è stato il turno di Fini, giunto ad annusare l'aria e palesemente alla ricerca di casa. La scusa, naturalmente, l'iter parlamentare della legge sulla stabilità e delle altre (poche) scadenze. Sul nocciolo d'interesse finiano, ancora una volta, Monti si è tenuto sulle generali senza deludere del tutto l'interlocutore. Il futuro non dipende da lui, anche se qualcosa per non disperdere il lavoro di questi mesi «s'ha da fare».
Il colloquio è durato tre quarti d'ora, ed è andato ad equilibrare quelli avuti da Monti nei giorni scorsi con Gianni Alemanno e Beppe Fioroni. È presto per fare una mappa di coloro che saranno in lista, ma è noto che sia nel Pdl che nel Pd molti parlamentari non aspettino altro. Anche perché - detto per inciso - se Berlusconi ha annunciato che il 90 per cento del partito non sarà ricandidato, lo spauracchio delle primarie per gli onorevoli piddini turba più d'un sonno.
Molti contatti vengono tenuti dallo staff montiano, nel quale svetta il superattivismo del giovane rampante funzionario del Senato, Federico Toniato. Consigliere assegnato a Monti dopo la nomina a senatore a vita, il trentasettenne funzionario pare aver bruciato le tappe (tanto che se ne parla addirittura come prossimo segretario generale di Palazzo Madama, a meno che Monti non finisca al Quirinale). Toniato è stato il trait d'union, in questi mesi, tra gli ambienti finanziari e politici internazionali, dai quali proviene il Professore, con le alte sfere del Vaticano, dove il consigliere gode di ottime entrature. Non a caso la dorsale più forte del governo in carica è stata costituita dai cattolici Riccardi, Ornaghi, Fornero e soprattutto Passera, spedito nella compagine per cooptazione diretta del banchiere Giovanni Bazoli.
Sarà proprio in questo variegato mondo di graditi alla Santa Sede che Monti sceglierà i «volti nuovi» (ma talvolta vecchi o vecchissimi) dell'incipiente partito montiano. Cui non manca nulla, forse, se non prendere i voti. Ma, almeno in questo, la Chiesa potrà essere d'aiuto solo confidando nella divina provvidenza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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