La morale: tagliare le risorse a tutte le strutture, senza considerare la produttività, penalizza le più efficienti

Per curare un paziente con la stessa patologia un ospedale spende anche il doppio di un altro ospedale mentre possono triplicare le spese per servizi e personale. Gli sprechi della sanità italiana si riassumono in poche e semplici cifre. Al Policlinico Gemelli, il costo di un paziente dimesso è di 6.118 euro, al S. Orsola di Bologna sale a 7.309, al San Giovanni 7.994, all'Umberto I arriviamo a 8.134, al Careggi di Firenze a 8.433, al S. Camillo 10.486. Il primato se lo aggiudica Le Molinette di Torino dove il costo lievita a ben 11.821 euro.
Come mai questa marcata differenza? Qualcuno potrebbe addirittura pensare che alcune strutture curano male e quindi risparmiano sulla salute delle persone. Ma la domanda maliziosa si scontra con la realtà e i gusti dei pazienti. Il Policlinico Gemelli, per esempio, è il meno costoso degli ospedali laziali, ma è molto richiesto ed è il maggiore attrattore di pazienti da altre regioni italiane (18% dei casi nel 2010). Inoltre, il professor Americo Cicchetti, coordinatore dello studio realizzato dall'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) dell'Università Cattolica, allontana lo spettro della malasanità: «Nella nostra ricerca effettuata in sette aziende sanitarie laziali e in tre di rilevanza nazionale, abbiamo esaminato policlinici universitari e ospedali di alta qualificazione. In tutte le strutture analizzate non esistono differenze sulla mortalità dei pazienti. Le differenze dei costi interni si devono cercare nell'organizzazione: quando è buona i miracoli si fanno pure nei bilanci sanitari».
Quindi, sono soprattutto gli sprechi per risorse umane e attrezzature a far lievitare il costo pro capite del paziente. Basti pensare che che per ogni infermiere in servizio al Gemelli si trattano 47 pazienti, al San Camillo se ne trattano solo 23, meno della metà.
Le cifre dunque indicano una gestione più o meno efficace delle risorse. Come quella per la spesa per beni e servizi, che include mensa, lavanderia, farmaci, attrezzature che vanno dalla siringa al defibrillatore. Al Gemelli si spendono per paziente 2.135 euro, a Tor Vergata ben 5.650, più del doppio. Spendaccione l'ospedale pubblico di Tor Vergata o molto bravo il Gemelli perchè privato? «No, non è un problema di pubblico e privato - spiega Cicchetti - ma di efficienza dell'intera struttura».
Ma altri sprechi si annidano nella variabilità del personale, medici infermieri, tecnici, amministrativi. E infatti, se io prendo il costo del personale per paziente che viene dimesso, premio Tor Vergata come ospedale più efficiente perché spende intorno ai 2000 euro seguito dal Gemelli che non si distanzia molto con i suoi 2.591 euro.
Ma se solo andiamo al S.Orsola di Bologna vediamo che il costo sale a 3.485, mentre alle Molinette di Torino siamo a ben 5.958 euro. Come mai questa differenza? «Dipende dall'efficienza, dalla produttività del lavoro e dall'organizzazione» conclude Cicchetti che spezza una lancia a favore degli ospedali più virtuosi: «Da questo quadro emerge che non sono corretti i tagli orizzontali che investono tutti alla stessa maniera senza valutare le diverse realtà: così si colpiscono gli ospedali inefficienti ma anche quelli più produttivi e meglio gestiti. E alla fine si penalizza l'efficienza dell'intero sistema».


Quindi, l'appello dell'esperto ai governatori delle regioni è il seguente: «Quando trasferisco le risorse per la sanità devo mettere sotto la lente di ingrandimento ogni ospedale e tagliare laddove le risorse non producono salute ma soltanto costi».

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