Era stato il coordinatore del pool Mani Pulite, poi il capo della Procura di Milano dopo l'addio di Francesco Saverio Borrelli, poi - a consdacrare e render ufficiale uno schieramento ideologico e politico di cui non aveva mai fatto mistero - parlamentare nelle fila del Partito democratico: Gerardo D'Ambrosio è morto oggi a Milano, dopo una malattia durata diversi mesi e aggravata dalla debolezza immunitaria di D'Ambrosio che da un quarto di secolo viveva con un cuore trapiantato. D'Ambrosio prima delle indagini su Tangentopoli aveva condotto le inchieste su piazza Fontana e sulla morte di Giuseppe Pinelli: quest'ultima l'aveva reso inviso all'ultrasinistra, perché si era conclusa riconoscendo l'innocenza del commissario Luigi Calabresi per il tragico volo del ferroviere anarchico dal quarto piano della questura di Milano, nel dicembre 1969, pochi giorni dopo la strage di piazza Fontana. La sentenza di D'Ambrosio, allora giudice istruttore, aveva concluso con la tesi del "malore attivo".
Anche l'indagine su Pinelli, in fondo, D'Ambrosio l'aveva condotta con quel senso da uomo delle istituzioni che era un pezzo importante della identità comunista in quegli anni. E di fare convivere la militanza e le convinzioni politiche dentro il suo lavoro di magistrato era stato accusato anche vent'anni dopo, quando, da procuratore aggiunto della Repubblica, era tornato alla ribalta della grande cronaca come coordinatore del pool Mani Pulite. In particolare, il procuratore capo Borrelli lo aveva designato a coordinare le indagini sulla pista rossa, ovvero sulle tangenti e i finanziamenti occulti al Pci/Pds: conclusa, come è noto, con la richiesta di archiviazione da parte di D'Ambrosio delle accuse che al partito di Achille Occhetto erano state mosse dal pm Tiziana Parenti, estromessa dal pool.
Del pool Mani Pulite, D'Ambrosio non era certo l'unico ad avere convinzioni politiche marcate, ma era sicuramente l'unico a non dissimularle. E va anche ricordato che fu l'unico, di tutto il pool, a schierarsi a favore del salvacondotto per ragioni umanitarie a Bettino Craxi, latitante ad Hammamet e gravemente malato. Ma D'Ambrosio venne messo in minoranza, e Craxi morì.
Alla guida della Procura, dopo il passaggio di Borrelli alla procura generale, D'Ambrosio era rimasto solo tre anni, dal 1999
al 2002: poi aveva accettato la proposta del Pd per un seggio in Parlamento, dove aveva fatto due legislature. Un'esperienza che, nei racconti che faceva agli amici quando tornava a Milano, lo aveva profondamente deluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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