Roma L’ennesima e prepotente discesa in campo di Berlusconi rimescola le tante posizioni in campo del Pdl. I fedelissimi di Berlusconi, da sempre pro Cavaliere, esultano: «Era ora». Ma guardano con sospetto e fastidio i tanti che, sotto sotto, speravano nell’eclissi del grande capo. Tanti che adesso, italianissimamente, «corrono in soccorso del vincitore». Sì perché ha vinto Berlusconi, la sua linea antimontiana e il desiderio di guidare la truppa nella sua battaglia finale. Non tutti, però, si allineano con convinzione al nuovo corso del partito.C’è chi, come l’ex ministro degli Esteri Frattini che, da mesi molto esposto sulla linea della responsabilità e della liaison con i centristi, non ce la fa a eseguire l’ordine di scuderia di astenersi sul provvedimento sugli enti locali alla Camera. Dissidenza spiegata così: «Ho avvisato Berlusconi che non avrei potuto condividere l’indicazione di non partecipare al voto di fiducia al governo Monti. E occorre essere leali a un’azione di governo che sia pure in circostanze eccezionali sta cercando di condurre in porto riforme di indubbio valore ». Uno smarcamento comunicato al Cavaliere in mattinata, tramite Gianni Letta. Sulla stessa linea di Frattini anche Gennaro Malgeri, Giuliano Cazzola, Alfredo Mantovano e Carla Castellani. Al Senato, invece, a dissentire dal gruppo sono in tre: Beppe Pisanu, Giuseppe Saro e Paolo Amato. In realtà sono in quattro ma il quarto, Franco Orsi, è protagonista di un gustoso qui pro quo. Dissidente per caso. Arriva a palazzo Madama trafelato, in ritardo per la votazione. Non sa che la linea del partito è quella dell’astensione e quando entra in Aula e si precipita a votare, ha il telefonino appiccicato all’orecchio. Non sente che il capogruppo Gasparri cerca, invano, di avvisarlo di non dire «sì». Troppo tardi: Orsi vota. Pasticcio. Più tardi, tornato nella sua Genova, Berlusconi si presta allo scherzo. Contatta il senatore e al telefono finge di essere furente con lui. Poi cede: «Dai Orsi, scherzo. Ma porta la giustificazione dei tuoi genitori e consegnala ad Alfano». E il senatore: «Presidente, non posso: i miei genitori Monti non lo amano affatto».
In linea di massima il partito si ricompatta attorno a Berlusconi. Pure Guido Crosetto, l’iperliberale e l’ipercritico del governo dei tecnici, vive una giornata lunghissima e a tratti drammatica. Di prima mattina, davanti agli schermi di Omnibus quasi si commuove e, frastornato dai continui stop and go del suo partito, si alza e se ne va: «Scusatemi ma mi sono rotto ». Poi verrà direttamente chiamato da Berlusconi: «Vieni Guido, ne parliamo insieme». E Crosetto si presenta al summit di palazzo Grazioli. Ascolta la linea e poi, franco, dice al Cavaliere: «Presidente, secondo me sbagli a ricandidarti. Ti distruggeranno, te lo dico perché ti voglio bene: li avrai tutti addosso». Il Cavaliere ascolta, annuisce ma dice: «Lo devo fare. Per il Paese». Ormai il dado è tratto.
I parlamentari pidiellini tornano a inondare le agenzie di stampa con dichiarazioni di giubilo. In prima fila le fedelissime Daniela Santanchè , Michaela Biancofiore, Melania Rizzoli, Maria Stella Gelmini, Nunzia De Girolamo, Michela Vittoria Brambilla, Anna Maria Bernini. Ma anche le altre donne pidielline si spellano le mani: Bergamini, Ronzulli, Pelino e Sbai, solo per citarne alcune. Scontato l’applauso dei tanti che hanno sempre sognato il Cavaliere in prima fila: Galan, Verdini, Bondi, Romani, Giacomoni, Valentini, Martino e Moles. Virata invece per quelli che avevano puntato più su Alfano che, di fatto, ieri è uscito di scena lasciando la prima fila al Cavaliere.
La Russa, per esempio, che adesso gongola: «Berlusconi è il nostro capitano. L’alternativa di candidare Alfano non c’è». Maurizio Lupi si limita a inveire contro Passera mentre si registra il silenzio di Raffaele Fitto.
Chi invece si smarca dagli osanna sono il capogruppo al Pdl al parlamento europeo Mario Mauro , contrario alla linea antimontiana del Pdl e gli ex An Andrea Augello e class="abody"> Giorgia Meloni. La Meloni canta fuori del coro via twitter: «La ricandidatura di Berlusconi è un errore».
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