La mossa del Cavaliere ricompatta il partito: solo otto franchi tiratori

Anche i più scettici, come Crosetto, si schierano con l’ex premier. Pochi i contrari, guidati da Pisanu al Senato e Frattini alla Camera

Guido Crosetto e il vice presidente Antonio Leone in aula della Camera
Guido Crosetto e il vice presidente Antonio Leone in aula della Camera

Roma L’ennesima e prepoten­te discesa in campo di Berlusco­ni rimescola le tante posizioni in campo del Pdl. I fedelissimi di Berlusconi, da sempre pro Cavaliere, esultano: «Era ora». Ma guardano con sospetto e fa­stidio i tanti che, sotto sotto, spe­ravano nell’eclissi del grande capo. Tanti che adesso, italia­nissimamente, «corrono in soc­corso del vincitore». Sì perché ha vinto Berlusconi, la sua linea antimontiana e il desiderio di guidare la truppa nella sua bat­taglia finale. Non tutti, però, si allineano con convinzione al nuovo corso del partito.C’è chi, come l’ex ministro degli Esteri Frattini che, da mesi molto esposto sulla linea della respon­sa­bilità e della liaison con i cen­tristi, non ce la fa a eseguire l’or­dine di scuderia di astenersi sul provvedimento sugli enti locali alla Camera. Dissidenza spiega­ta così: «Ho av­visato Berlu­sconi che non avrei potuto condividere l’indicazione di non parteci­pare al voto di fiducia al go­verno Monti. E occorre esse­re leali a un’azione di governo che sia pure in circostanze eccezio­nali sta cercando di condurre in porto riforme di indubbio va­lore ». Uno smarcamento comu­nicato al Cavaliere in mattina­ta, tramite Gianni Letta. Sulla stessa linea di Frattini anche Gennaro Malgeri, Giuliano Cazzola, Alfredo Mantovano e Carla Castellani. Al Senato, invece, a dissentire dal gruppo sono in tre: Beppe Pisanu, Giu­seppe Saro e Paolo Amato. In realtà sono in quattro ma il quarto, Franco Orsi, è protago­nista di un gustoso qui pro quo. Dissidente per caso. Arriva a pa­lazzo Madama trafelato, in ritar­do per la votazione. Non sa che la linea del partito è quella del­l’astensione e quando entra in Aula e si precipita a votare, ha il telefonino appiccicato all’orec­chio. Non sente che il capogrup­po Gasparri cerca, invano, di avvisarlo di non dire «sì». Trop­po tardi: Orsi vota. Pasticcio. Più tardi, tornato nella sua Ge­nova, Berlusconi si presta allo scherzo. Contatta il senatore e al telefono finge di essere furen­te con lui. Poi cede: «Dai Orsi, scherzo. Ma porta la giustifica­zione dei tuoi genitori e conse­gnala ad Alfano». E il senatore: «Presidente, non posso: i miei genitori Monti non lo amano af­fatto».

In linea di massima il partito si ricompatta attorno a Berlu­sconi. Pure Guido Crosetto, l’iperliberale e l’ipercritico del governo dei tecnici, vive una giornata lunghissima e a tratti drammatica. Di prima matti­na, davanti agli schermi di Om­nibus quasi si commuove e, fra­stornato dai continui stop and go del suo partito, si alza e se ne va: «Scusatemi ma mi sono rot­to ». Poi verrà direttamente chia­mato da Berlusconi: «Vieni Gui­do, ne parliamo insieme». E Crosetto si presenta al summit di palazzo Grazioli. Ascolta la li­nea e poi, franco, dice al Cava­liere: «Presidente, secondo me sbagli a ricandidarti. Ti distrug­geranno, te lo dico perché ti vo­glio bene: li avrai tutti addos­so». Il Cavaliere ascolta, annui­sce ma dice: «Lo devo fare. Per il Paese». Ormai il dado è tratto.

I parlamentari pidiellini tor­nano a inondare le agenzie di stampa con dichiarazioni di giubilo. In prima fila le fedelissi­me Daniela Santanchè , Micha­ela Biancofiore, Melania Riz­zoli, Maria Stella Gelmini, Nunzia De Girolamo, Michela Vittoria Brambilla, Anna Ma­ria Bernini. Ma anche le altre donne pidielline si spellano le mani: Bergamini, Ronzulli, Pe­lino e Sbai, solo per citarne alcune. Scontato l’applauso dei tanti che hanno sempre sogna­to il Cavaliere in prima fila: Ga­lan, Verdini, Bondi, Romani, Giacomoni, Valentini, Marti­no e Moles. Virata invece per quelli che avevano puntato più su Alfano che, di fatto, ieri è uscito di sce­na lasciando la prima fila al Ca­valiere.

La Russa, per esempio, che adesso gongo­la: «Berlusco­ni è il nostro capitano. L’al­ternativa di candidare Al­fano non c’è». Maurizio Lu­pi si limita a in­veire contro Passera mentre si registra il silenzio di Raffaele Fitto.

Chi invece si smarca dagli osanna sono il capogruppo al Pdl al parlamento europeo Ma­rio Mauro , contrario alla linea antimontiana del Pdl e gli ex An Andrea Augello e

class="abody"> Giorgia Me­loni. La Meloni canta fuori del coro via twitter: «La ricandida­tura di Berlusconi è un errore».

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