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La mossa del legale: così l'imam di Torino vuol evitare l'espulsione

Al cittadino egiziano e imam della moschea Omar Ibn Al Khattab di San Salvario, era stato revocato il permesso di soggiorno e notificato un decreto di espulsione con rimpatrio immediato in Egitto

La mossa del legale: così l'imam di Torino vuol evitare l'espulsione
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In Italia da 21 anni, sposato e con due figli nati a Torino, a Mohamed Shahin, cittadino egiziano e imam della moschea Omar Ibn Al Khattab di San Salvario, era stato revocato il permesso di soggiorno e notificato un decreto di espulsione con rimpatrio immediato in Egitto. La procedura è stata sospesa dalla richiesta di protezione internazionale e l’imam è stato portato in tutta fretta al Cpr di Caltanissetta. Il motivo? Secondo i legali l’imam potrebbe essere torturato in patria e per evitare questa spiacevole situazione il provvedimento è stato prontamente bloccato.

Ma facciamo un passo indietro. L’imam era diventato “famoso” per un intervento al megafono in piazza Castello, durante una manifestazione per festeggiare il cessate il fuoco a Gaza. “Quello che è successo il 7 ottobre non è una violazione, non è una violenza”, aveva detto Shahin scatenando la rabbia di alcune forze politiche e le polemiche nei principali talk show. Da qui i provvedimenti di espulsione che, fino a ieri, sembravano definitivi. Il dietrofront ha una semplice ragione: in patria, stando a quanto riportano i legali, l’imam potrebbe essere torturato.

“Se va in Egitto sarà sicuramente torturato, non sappiamo se sarà anche ucciso — spiega l’avvocato Gianluca Vitale —. È abbastanza bizzarro che il Paese di Giulio Regeni, lo stesso in cui vive Patrick Zaki, non si renda conto che l’Egitto è proprio quel posto lì. In questo momento è vietato mandarci una persona come Mohamed, sapendo che sarà torturato”. Una posizione ribadita dallo stesso Shahin. “Ha dichiarato che non può rientrare in Egitto in quanto oppositore — aggiunge l’avvocata Farius Jama —. Mohamed è un pacifista: vive da 21 anni in Italia ed è incensurato. Ci sarà la convalida in Corte d’Appello dove speriamo di far valere le nostre ragioni”.

Una posizione diffusa anche da una parte della sinistra nostrana Ieri è stato organizzata una mobilitazione dal movimento "Torino per Gaza" fuori dalla prefettura di Torino con lo slogan "non ci piegheremo alla repressione di questo governo islamofobo e razzista" a cui hanno

partecipato la consigliera comunale del Pd Ludovica Cioria e il suo collega Dem Ahmed Abdullahi, la consigliera regionale Avs Alice Ravinale, la consigliera comunale Avs Sara Diena e la consigliera comunale M5s Valentina Sganga.

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