"Io personalmente sono d'accordo con quello che è successo il 7 ottobre. Noi non siamo qui per essere quella violenza, ma quello che è successo il 7 ottobre 2023 non è una violazione, non è una violenza". Lo scorso 9 ottobre Mohamed Shahin, imam della moschea di via Saluzzo a Torino, pronunciava queste parole di fronte a un centinaio di persone riunite in piazza Castello in un evento organizzato dal coordinamento "Torino per Gaza". Un mese e mezzo dopo è arrivato nei suoi confronti un decreto di espulsione per motivi di sicurezza firmato dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e l'imam è stato condotto prima al Centro di Permanenza per il rimpatrio di Torino e dovrebbe trovarsi in quello di Caltanissetta. La misura prevede la revoca del permesso di soggiorno e il rimpatrio immediato in Egitto, il suo paese di origine. L'espulsione di Shahin, residente in Italia da ventun anni, è motivata dalle posizioni estremiste assunte dall'imam nel discorso pronunciato in piazza a Torino, dove non solo ha affermato di essere d'accordo con quanto accaduto il 7 ottobre ma ha definito Hamas "un movimento di resistenza legittima".
Non appena si è diffusa la notizia dell'espulsione, la sinistra si è affrettata a prendere la difesa dell'imam, testimoniando la saldatura tra l'islam radicale, i movimento pro Pal, i collettivi e la sinistra estrema. Non a caso ieri è stato organizzata una mobilitazione dal movimento "Torino per Gaza" fuori dalla prefettura di Torino con lo slogan "non ci piegheremo alla repressione di questo governo islamofobo e razzista" a cui hanno partecipato la consigliera comunale del Pd Ludovica Cioria e il suo collega Dem Ahmed Abdullahi, la consigliera regionale Avs Alice Ravinale, la consigliera comunale Avs Sara Diena e la consigliera comunale M5s Valentina Sganga. In piazza non sono mancati slogan contro il governo e cori d'odio contro Israele.
Il deputato di Avs Marco Grimaldi, che ha presentato anche un'interrogazione parlamentare, si spinge oltre: "Chiediamo l'immediata sospensione del provvedimento di espulsione, il rispetto della procedura di asilo e un chiarimento urgente da parte del ministero dell'Interno".
La presa di posizione della sinistra ha suscitato la risposta del centrodestra che, con la vice segretaria della Lega Silvia Sardone, afferma: "La sinistra riesce incredibilmente a difendere sempre le persone sbagliate e, in questo caso, arriva a schierarsi dalla parte dell'imam di Torino, Mohamed Shahin, per il quale è stata chiesta l'espulsione per motivi di sicurezza nazionale con rimpatrio immediato in Egitto". Come spiega al Giornale la parlamentare torinese di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli "chi oggi ancora difende il sedicente imam si schiera contro i cittadini. Ora il mio lavoro sarà andare a verificare se il soggetto e la sua galassia hanno ricevuto finanziamenti con cui effettuare il proselitismo dell'odio".
Per il senatore Roberto Rosso di Forza Italia invece: Da una parte c'è il Governo che fa rispettare le norme, dall'altra c'è il sindaco Lo Russo che continua a flirtare ambiguamente con gli ambienti anarchici, autonomi e pro Palestina legati ad Askatasuna.
Una lettura opposta a quella degli attivisti pro Pal per cui "Mohamed è stato preso di mira non solo per il suo impegno politico ma anche perché Imam di una moschea di Torino. Ancora una volta, la propaganda islamofoba diventa strumento per zittire chi alza la voce e rifiuta di abbassare la testa".
In realtà non c'è nessun accanimento o un'inesistente islamofobia ma la constatazione che il linguaggio di odio e violento dell'imam è inconciliabile con le nostre leggi e la Costituzione e, oltre al profilo giuridico, con i valori occidentali.