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LE MOSSE DEL CENTRODESTRA

RomaCapito l’andazzo, Berlusconi lascia le agenzie ad accumularsi sulla scrivania di Arcore. Meglio aspettare un po’ e dargli un’occhiata a sera, giusto per farsi un quadro complessivo prima della cena con Bossi e lo stato maggiore della Lega. A Roma, infatti, Fini sta affondando colpi sul Senatùr e sul Carroccio ed è chiaro che per la maggioranza si prospetta una settimana mare forza otto. Il presidente della Camera punta il dito contro le «sortite estemporanee» della Lega che non possono essere «derubricate a goliardate» perché «rischiano di minare la coesione nazionale». «La Padania - aggiunge - non esiste, è solo una felice invenzione propagandistico-lessicale». Che per qualsiasi leghista che si rispetti è la peggiore delle provocazioni. Tanto che la reazione di Calderoli non si fa attendere («c’è chi lavora per la coesione e chi si dedica alla filosofia»).
Un duello a distanza che al Cavaliere non piace affatto, perché - è il senso del suo ragionamento - si continua a dare l’immagine di una maggioranza divisa su tutto. Insomma, è il leit motiv degli ultimi mesi, se bisogna continuare a essere imbrigliati in questa situazione meglio tornare alle urne. Ce l’ha con Fini, che intervistato dal quotidiano israeliano Yediot Aharonot definisce quelle con Berlusconi «differenze d’opinioni» che «se c’è la volontà sono superabili». Perché il presidente della Camera non perde occasione per fare «il controcanto» e perché il rapporto con Bossi resta saldissimo (la decisione di riprendere le tradizionali cene del lunedì è un segnale eloquente). Ma il premier sa anche che questa volta non è stato l’ex leader di An ad aprire le ostilità, quanto i fuochi d’artificio di Pontida. Tanto che nel Pdl nessuno prende le parti del Carroccio. Anche perché Fini tocca un tasto sensibile, visto che da tempo c’è nel partito chi lamenta un ruolo troppo centrale della Lega nell’azione di governo. Insomma, spiega il vicecapogruppo alla Camera Osvaldo Napoli, l’uscita di Fini «era nelle cose» anche se «è arrivato il momento di preoccuparci tutti della coesione della coalizione».
Sulla scrivania del Cavaliere resta poi il ddl intercettazioni. Il premier vuole che si vada avanti il più speditamente possibile e senza strappi con il Colle. Nell’ultima riunione della Consulta sulla giustizia del Pdl lo ha detto chiaro lo stesso Ghedini: andiamo incontro agli input che arrivano dal Quirinale. Anche per questo, forse, da Arcore non filtra alcun fastidio per le parole di Napolitano che invita il Parlamento a «concentrarsi sulla manovra» senza che il confronto «sia negativamente condizionato da tensioni politiche già acute su tutt’altra materia» (cioè le intercettazioni). Una precisazione che certo non avrà fatto fare i salti di gioia al Cavaliere. E di misure anticrisi si parlerà oggi nel vertice del Pdl a Palazzo Grazioli e domani durante l’ufficio di presidenza del partito.
Piccolo giallo, invece, sulla richiesta di legittimo impedimento per l’udienza preliminare di Mediatrade depositata da Ghedini e Longo. Nel chiedere il rinvio, infatti, i legali del premier fanno sapere che sarà fuori dall’Italia «per impegni istituzionali» fino al 4 luglio. In verità, dopo il G8 e G20 di Toronto (dal 25 al 27 giugno) Berlusconi è atteso prima a San Paolo (28 e 29) e poi a Panama (29 e 30). E secondo l’agenda di Palazzo Chigi dovrebbe rientrare in Italia al più tardi per il primo luglio. Insomma, mancano all’appello tre giorni e c’è pure chi butta lì che il Cavaliere possa fare una puntata nella sua villa della non lontana Antigua dove non va ormai da qualche anno.

Che però non è un «impegno istituzionale» e non vale dunque come legittimo impedimento.

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